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13/2/2010 - Haiti - 30 giorni dopo
Foto dell'articolo -HAITI – 30 GIORNI DOPO
(ANS – Paort-au-Prince) – Haiti ha ricordato il terribile terremoto che il 12 gennaio ha cambiato il volto di una città e spezzato oltre 212.000 vite.

Ieri 12 febbraio, a 30 giorni dal terremoto, è stata osservata una giornata di lutto, di digiuno e di preghiera per le vittime. L’iniziativa è stata promossa dal Governo e sostenuta da varie realtà religiose e civili. La vita nella devastata città si è fermata. Anche i mercatini rionali, improvvisati dopo il terremoto e impoveriti dalla penuria di merce, sono stati disertati.

La gente, vestita di bianco, ha riempito gli spazi attigui alle chiese, dentro non poteva entrarci perché inagibili. Una Eucaristia è stata celebrata sul piazzale antistante la devastata cattedrale. Canti e preghiere hanno invaso le strade e, in alcune zone, hanno sovrastato i rumori della città. Al termine, con profonda dignità, la gente è rientrata a casa, per chi ha avuto la fortuna di averla indenne, o nella propria tenda, se la sorte gliela ha concessa, o, nei quartieri più poveri, nelle baracche.

Dall’alto la Port-au-Prince sembra una città come tante altre. Avvicinandosi al suolo si iniziano a scorgere le grigie macchie dei cumuli di macerie e i variopinti riquadri delle tendopoli ufficiali e improvvisate con ogni tipo di materiale.

Lo sgombero delle macerie è ancora in corso e, certamente, richiederà ancora molto tempo. Le rovine di case, palazzi di governo, monumenti sembrano raccontare la sofferenza, il dolore e lo strazio di chi ha trovato sotto di esse la morte, di chi ha perso dei cari a causa loro e di chi con loro ha vista andare in fumo quel poco che aveva. Tantissime le storie che per casualità, coincidenza o opportunità, hanno portato alla morte o alla sopravvivenza.

Una città immensa. Una tragedia grande. Una imponente macchina di soccorso che, nonostante l’impegno e il lavoro indefesso degli operatori, sembra non aver ancora raggiunto tutti gli angoli di Port-au-Price. Un paese che la grande crisi economica degli ultimi hanno non l’ha avvertita… solo perché già la viveva da anni!

Haiti dovrà essere il cuore del mondo per molto tempo! Forse le altre nazioni, soprattutto quelle dell’occidente evoluto, si fermino ogni “12” del mese per ricordarsi di questa gente.

Pubblicato il 13/02/2010

comunica ANS news


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