(ANS – Ferrara) – La storia dei Salesiani è la storia degli oratori, di quei sacerdoti e fratelli laici che in tonaca o con la tuta hanno calcato campetti e cortili per stare accanto ai ragazzi. Alcuni di questi campi, poi, hanno avuto un percorso più noto e glorioso di altri, perché su di essi sono nate squadre che hanno fatto sognare migliaia di persone. In Argentina è germogliato il San Lorenzo de Almagro, in Italia è sorta la Spal di Ferrara.
Nel capoluogo romagnolo, all’inizio del secolo scorso, (1907) don Pietro Acerbis all’epoca direttore dell’oratorio ferrarese di Via Coperta, fondò un circolo culturale e religioso che chiamò “Ars et Labor”. Pochi anni dopo, alle attività di carattere artistico si pensò di affiancare quelle sportive: atletica e ciclismo prima e il calcio poi. Da qui il nome “Società Polisportiva Ars et Labor”, ma per tutti più semplicemente “Spal”. I colori sociali prescelti furono il bianco e l’azzurro, colori mariani.
La squadra ebbe da subito importanti risultati e riuscì ad approdare nel massimo campionato italiano dal 1920 fino al 1925. La vera svolta risale al secondo dopoguerra, quando la società fu prelevata da Paolo Mazza, che da Presidente riuscì a coltivare un vivaio di qualità e a sfornare una serie di giovani promesse che avrebbero poi dato lustro a tutto il calcio italiano: gente come lo sfortunato Armando Picchi, Albertino Bigon e Gianni Bui, ma anche personaggi che sono poi diventati grandi allenatori come Fabio Capello, Osvaldo Bagnoli e Edy Reja.
Sotto la presidenza Mazza – riporta il sito “Stadio24” – la Spal partecipò a ben 16 campionati di Serie A e ottenne il miglior risultato di sempre, il 5° posto della stagione 1959/60. Il palmares dei biancoazzurri si è poi arricchito anche con una Coppa dell’Amicizia italo-svizzera (1968) e la Coppa Italia di Serie C (1988-89).
Negli ultimi anni il club ferrarese ha vissuto momenti bui, dovuti a diversi fallimenti societari e alla rinascita del club con altri nomi e in categorie più basse. Attualmente milita in Lega Pro e può comunque contare su un nutrito gruppo di tifosi, appassionati non tanto dei risultati, ma dello spirito autentico dello sport. Quello spirito che si respira ancora su tanti campetti da oratorio.
Pubblicato il 18/12/2014
