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4/12/2015 - Benin - "Bambini in vendita". Un reportage da Cotonou
Foto dell'articolo -BENIN – "BAMBINI IN VENDITA". UN REPORTAGE DA COTONOU

(ANS – Cotonou) – July è stato rapito e ridotto a uno schiavo. Joël era il capo di un gang che sequestrava e vendeva bambini. A raccontare la loro storia, è Sergio Ramazzotti, che per la rivista "Africa" ha realizzato un reportage sul fenomeno della tratta dei minori tra Benin e Nigeria. Di seguito ne riportiamo alcuni stralci.

Un tempo il Benin si chiamava Dahomey ed era noto per la qualità dei suoi schiavi. Ma gli schiavi sono ancora il principale prodotto di esportazione del paese: cambiano solo l'età (oggi sono bambini), il mezzo di trasporto (l'auto) e la destinazione (la Nigeria). (...)

Joël: "Nei ghetti di Cotonou ognuno ha la sua specialità: la nostra era prendere bambini. Li prendevamo di notte, qui, nel quartiere, fra i bambini di strada o nei villaggi fuori mano".  (...)

July: "Non dimenticherò mai quello che mi è successo. I miei genitori avevano dei problemi fra loro. Un giorno mio padre mi ha detto domani verrai con me e andremo da tua nonna in Nigeria". (...)

Dopo aver lavorato duramente per mantenere se stesso e la nonna, questa un giorno lo vendette ad una coppia, per 30.000 naire (135 euro), per la quale doveva lavorare come schiavo. "Bisogna soffrire oggi e sperare di avere qualcosa domani" sono le ultime parole rivoltegli dall'anziana.

July: "Mi svegliavo tutte le mattine alle cinque e dovevo fare i lavori di casa, poi portare i loro figli a scuola. Dopo, vendevo acqua al mercato, per 10 o 12 ore, a volte fino a notte". (...)

Joël: "Vendere bambini non faceva impressione a nessuno, tanto erano quasi sempre bambini di strada, era un po' come fossero già morti. Alcuni venivano ammazzati: se li portavano in Nigeria e li uccidevano là e usavano la testa il cuore per i riti voodoo. (...)

Joël: "La banda era grossa, alcuni stavano in Nigeria per tenere i contatti con i compratori. C'erano anche due poliziotti del Benin. Ci prestavano anche le uniformi della polizia, così non dovevamo preoccuparci". (...)

July veniva maltrattato nella nuova casa e quando una volta sparì del denaro, anche torturato. Affidato come schiavo a uno dei figli della coppia, ricevette nuovamente molte percosse. Scappato più volte, riuscì a fuggire, diventando un ragazzo di strada. Infine venne intercettato da poliziotti nigeriani che lo riconsegnarono ai colleghi beninesi.

I quali, come da prassi, lo affidarono ai Salesiani che in Benin sono praticamente l'unica organizzazione non governativa in grado di gestire casi del genere (lo fanno da vent'anni, con una rete di rifugi e alloggi sparsi per tutto il paese, oltre a un gruppo di uomini che, a rischio dell'incolumità, pattuglia i mercati al posto della polizia per smascherare i trafficanti). (...)

Oggi July ha quasi completato l'apprendistato di sarto e parla correttamente il francese, che non aveva mai potuto studiare essendosi trovato schiavo prima di andare a scuola.

Anche Joël nel frattempo ha cambiato vita, quando è diventato padre: "guardavo i miei figli e pensavo: che cosa proverei se qualcuno me li portasse via?".

Entrambi sono tra i giovani riscattati dalla tratta da parte dei Salesiani. Come altri 3300 minori circa, solo considerando il 2014.

Pubblicato il 04/12/2015

 

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