(ANS – Madrid) – “Siamo di fronte ad una realtà complessa, invisibile e allarmante”; è questa una delle conclusioni dell’evento che ha lanciato la campagna “No estoy en venta” (Non sono in vendita), promossa dalla Procura Missionaria di Madrid e che prende il nome dal video proiettato sempre ieri, durante lo stesso evento. Nella tavola rotonda successiva è stato analizzato, attraverso tre interventi, quanto viene fatto in Africa per la tutela dei minori vittime della tratta e dello sfruttamento.
I tre oratori, che hanno parlato da prospettive diverse, sono stati d’accordo sulla necessità di intervenire su più fronti: politico, sociale, legale, economico, militare e anche etico e morale, perché è necessario, innanzitutto, un cambiamento di mentalità che porti a vedere la tratta di esseri umani per quello che è: la “moderna schiavitù”.
“Il terrorismo jihadista, la criminalità organizzata e le guerre sono i tre mali che stanno consumando l’Africa” ha detto Jesús Díez Alcalde, Tenente Colonnello dell’Esercito Spagnolo e analista dell’Istituto Spagnolo per gli Studi Strategici; egli ha anche rivolto una forte domanda all’Unione europea: “Cosa stanno facendo le 28 opinioni pubbliche dei paesi che formano l’Unione Europea?” E ha anche aggiunto: “Molte volte le persone guardano all’UE e si domandano, cosa starà facendo? E non ci si chiede in che maniera la si può aiutare. (...) Ho sempre sostenuto, ed è per questo che sono qui oggi, che dobbiamo essere noi a renderci consapevoli di ciò che sta o non sta facendo l’UE; è anche responsabilità nostra, e l’UE fa molto, ci si potrebbe chiedere se tutti questo aiuti hanno favorito lo sviluppo dell’Africa come si sperava”.
Da parte sua Nicolás Castellanos, giornalista di Cadena Ser, specializzato sui temi di migrazione, cooperazione e sviluppo, ha detto che le missioni salesiane combattano la tratta nei paesi di origine, ma che “a tutti noi manca ancora molta strada da fare. (…) È necessario fermare il terzo business più redditizio del pianeta, che vede la Spagna come principale porta d’ingresso del traffico di esseri umani, sia dall’Africa, sia dall’America Latina”.
Per ultimo è intervenuto don Juan José Gómez, missionario salesiano e Direttore dell’opera “Foyer Don Bosco”, in Benin, che ha spiegato come il Benin sia considerato “il luogo di origine, transito e destinazione per la tratta dei bambini tra i 10 e 14 anni”. Si tratta di minori che provengono da piccole città e villaggi, che vengono trafficati approfittando di una tradizione culturale positiva e ampiamente praticata in Spagna e in tutto il mondo, dal momento che “dalle piccole città e villaggi, i genitori mandano a studiare i loro figli nelle grandi città, affidandoli alle cure di un familiare o di un conoscente; ma purtroppo questa bella tradizione, volta alla ricerca di un futuro migliore per i bambini, è degenerata”.
Così è partita la campagna “No estoy en venta”, che mira ad un futuro migliore per i bambini non solo del Benin, ma di tutta l’Africa, laddove, come ha detto don Gómez, “il Sistema Preventivo di Don Bosco risulta molto efficace, dato che questi bambini sono stati abituati all’obbedienza cieca e noi abbiamo dovuto dare loro delle ragioni per continuare a credere in un futuro migliore”.
Pubblicato il 25/06/2014