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19/9/2012 - RMG - Intervista ai nuovi missionari: don Nawrat per il Progetto Europa
Foto dell'articolo -RMG – INTERVISTA AI NUOVI MISSIONARI: DON NAWRAT PER IL PROGETTO EUROPA
Fotografia disponibile in Image Bank

(ANS – Roma) – Tra i 45 missionari che frequentano il corso di orientamento ce ne sono alcuni destinati a prender parte al Progetto Europa. Come don Lukasz Nawrat, originario dell’Ispettoria di Polonia Cracovia, che dopo aver ricevuto il mandato missionario partirà alla volta dell’Irlanda, dove ha già servito per 2 anni come tirocinante.

Quali le maggiori difficoltà nell’inserirti in un ambiente culturale diverso da quello in cui sei cresciuto?
Ripensando alla mia esperienza, ormai 7 anni fa, ricordo che quando il mio Ispettore mi chiese se volevo partire ero molto contento all’idea di fare questa nuova esperienza; e poi un confratello salesiano che aveva fatto il tirocinio lì prima di me ne aveva parlato bene. Ma avevo anche un po’ di paure, perché dovevo cambiare ambienti, lingua, strumenti… la prima cosa che mi ha colpito è stata la guida sinistra! Poi ovviamente ci sono state delle difficoltà con la lingua, perché conoscevo già un po’ l’inglese, ma nelle prime settimane non riuscivo ad esprimere tutto quello che volevo dire. Ma con i miei confratelli l’inserimento è stato facile, mi hanno accolto con grande apertura, affetto e la volontà di avere qualcuno più giovane. Siamo diventati amici e il contatto è rimasto anche quando io sono andato a Roma per studiare. Ora sono molto contento di ritornare a quella terra che già conosco.

Come fai ad entrare in relazione con i giovani?
In Irlanda ho lavorato nel “Resource Center” della scuola secondaria di Celbridge,che si occupa dei ragazzi in situazioni problematiche. Ho cominciato ad aiutare i ragazzi attraverso lo studio, la matematica e le altre materie in cui li potevo aiutare.

E ho lavorato anche con alcuni giovani che volevano approfondire la Parola di Dio: facevamo degli incontri il giovedì sera, nella cappella, con la preghiera e il confronto. E dopo andavamo nella comunità a prendere un te, un dolce, condividevamo la vita quotidiana, i problemi, le difficoltà e le gioie quotidiane.

Grazie alla comunità, che mi ha supportato, ho potuto sviluppare altri doni, come ad esempio dipingere: per le principali celebrazioni dell’anno scolastico realizzavo i cartelloni per la messa, le scenografie o pannelli che venivano posti all’ingresso della scuola, con immagini di Don Bosco o altri simboli evocativi. E poi sfruttavo tutti i mezzi della comunicazione che potevo usare, strumenti multimediali, power-point da far vedere nelle classi… d’altronde Don Bosco non ricercava le migliori stampanti?

Cosa aggiungerai o modificherai nel tuo lavoro missionario una volta rientrato in Irlanda?
Ricevuto l’invio missionario andrò a Pallaskenry, vicino Limerick, dove abbiamo una scuola secondaria e l’istituto agronomico. La prima cosa che desidero fare è conoscere le persone: è importante avere subito un buon contatto con lo staff degli insegnanti e poi con i giovani. E dopo creare qualche gruppo misto di giovani, docenti e salesiani per inserire di nuovo lo spirito salesiano nella scuola, dato che in quell’istituto da anni non c’è più un salesiano che vi lavora a tempo pieno. Questa è la mia sfida e di tutti i salesiani che lavorano in Irlanda: trasmettere il nostro carisma ai laici, perché credo che il messaggio si diffonde meglio quando passa dai giovani ad altri giovani.

Pubblicato il 19/09/2012

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