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22/10/2012 - Vaticano - Cosa insegnano i giovani? L’intervento di mons. Vella al sinodo
Foto dell'articolo -VATICANO – COSA INSEGNANO I GIOVANI? L’INTERVENTO DI MONS. VELLA AL SINODO

(ANS – Città del Vaticano) – Mons. Rosario Saro Vella, vescovo di Ambanja, rappresentate eletto dalla Conferenza episcopale malgascia, è intervenuto ai lavori del sinodo giovedì 18 ottobre. Il presule salesiano ha invitato i padri sinodali a mettersi in ascolto dei giovani e ad apprendere da loro alcuni atteggiamenti.

L’Africa e il Madagascar sono paesi con un’età media molto giovane. Nella comunità patriarcale l’anziano ha il compito di trasmette i valori, i costumi..., ma anche se ha l’ultima parola, il vero artefice del cambiamento è il giovane. Traendo spunto da ciò, mons. Vella ha detto: “Noi - come Chiesa e come Vescovi - educhiamo ed insegniamo. Chi insegna però deve essere capace di apprendere. Cosa i giovani ci possono insegnare?”.

Il primo atteggiamento – citando la veglia della GMG 2011 di Madrid, quando durante il temporale che si abbatté sull’aeroporto di Cuatro Vientos, Benedetto XVI disse ai giovani “La vostra forza è più grande della pioggia” – è il coraggio, la forza. “La Nuova evangelizzazione ha bisogno di evangelizzatori coraggiosi. Si direbbe che la barca di Pietro si trovi in mezzo alla tempesta. Lasciamoci guidare dal vento dello Spirito Santo e non lamentiamoci se le onde ci danno l’impressione di affondare. Anzi dovremmo preferire questi rischi piuttosto che navigare in acque stagnanti che ci danno solo false sicurezze”.

Il secondo, poiché i giovani quando dialogano amano essere allo stesso livello dell’interlocutore, è l’umiltà. “Molte volte noi ci presentiamo al mondo come superbi maestri di una verità di cui ci riteniamo unici detentori, dimenticando che invece siamo deboli e stanchi pellegrini della ricerca della verità. Nel dialogo all’interno della Chiesa, nel dialogo ecumenico, nel dialogo interreligioso, nel dialogo con le grandi religioni o con le persone di altre convinzioni non dovremmo avere questo atteggiamento di umiltà?”.

Il terzo è la gioia, sia interiore – che viene da Dio – e sia esterna. “I giovani chiedono a noi una liturgia più gioiosa, più partecipata, più conforme alla loro vita, una liturgia di canti e di danze. Ci chiedono una morale esigente ma non negativa, una morale che liberi i giovani dalle schiavitù dell’egoismo, del relativismo, dell’edonismo e che riempia il loro cuore. I giovani ci chiedono una fede non intellettuale ma vitale. Una fede che passi dalla mente ma che arrivi al cuore”.

Il quarto: “I giovani sono molto sensibili a lavorare insieme, a condividere le esperienze, ad aiutarsi l’uno con l’altro. I giovani ci insegnano la Spiritualità di Comunione. E’ una conversione, un cambio di mentalità”.

E, infine, il quinto atteggiamento che i giovani hanno da insegnare è l’amore alla Croce. “La Croce è segno di un amore infinito, di un amore che non teme la morte ma che dà la vita per coloro che si amano. La Croce è segno di una vittoria sul male personale e sul male del mondo. La Croce è la ‘nostra gloria, salvezza e risurrezione’. Ave, Crux Spes Unica”. Mons. Vella ha poi concluso citando due giovani santi quali Pier Giorgio Frassati e Chiara Luce Badano.

Pubblicato il 22/10/2012

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