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12/9/2012 - RMG - Intervista ai nuovi missionari: don Leigman, tra nostalgia e fede
Foto dell'articolo -RMG – INTERVISTA AI NUOVI MISSIONARI: DON LEIGMAN, TRA NOSTALGIA E FEDE
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(ANS – Roma) – Presentiamo oggi la prima intervista realizzata con le domande rivolte dai lettori di ANS ai missionari che stanno frequentando il corso di orientamento. Quattro domande per conoscere meglio don Enri Clemente Leigman, sacerdote brasiliano diretto nell’Ispettoria degli Stati Uniti ovest per accompagnare gli immigrati ispanici.

Qual è la buona notizia che porterai quest’anno nella tua missione?
La buona e sempre nuova notizia è che Dio, nella sua generosità di Padre, non si dimentica mai di alcun popolo. È sempre Dio che invia missionari in tutto il mondo. Lasciamo che Dio operi! Confidiamo in Lui!

Che significato ha per te la parola “casa”?
È il luogo dove sei ben accolto. Sentirsi a casa vuol dire sentirsi in famiglia, è condividere le gioie, i dolori, le speranze, le incertezze, le paure… È il posto in cui “senti il calore umano”. Sto lasciando la mia casa – la mia Ispettoria che sempre mi ha accolto, ascoltato, protetto, mi ha aiutato a crescere, e sto partendo per un’altra che conosco solo attraverso le notizie, le riviste, internet. Un salto nel buio? No! È la speranza-certezza che nell’Ispettoria “Sant’Andrea” (degli Stati Uniti ovest, ndr) non sarà diverso.

Quali sono i tuoi sentimenti al lasciare la tua terra, la tua ispettoria, il Brasile?
Ho un po’ di paura! Quando ho ricevuto la destinazione, il trasferimento dall’ispettoria di San Pio X di Brasile Porto Alegre all’Ispettoria degli Stati Uniti ovest, direttamente dalle mani del Vicario del Rettor Maggiore, don Adriano Bregolin, per lavorare con i migranti, confesso che mi è scesa una lacrima e mi ha bagnato il volto. Ho un po’ di paura, sì, ma vado con coraggio e con fede! Il sentimento è di gratitudine. Sono grato alla mia Ispettoria, per la sua accoglienza verso di me, dal 1986 e per la formazione ricevuta; ringrazio i miei fratelli salesiani per l’amicizia tra di noi, la mia attuale comunità salesiana di Massaranduba e la mia parrocchia cara del Sacro Cuore di Gesù, per la quale proverò molto nostalgia. Dio mi ha dato la gioia di celebrare il centenario della parrocchia insieme a quella gente che mi è tanto cara. Ringrazio veramente tutti. E colgo anche l’occasione per chiedere perdono per i miei errori. Adesso, “Sant’Andrea” mi aspetta.

Quali sono le sue aspettative nell’intraprendere la nuova missione negli Stati Uniti?
Credo che un’altra casa mi aspetta. Ci sono “fratelli”, come in Brasile, in attesa del mio arrivo. Parto senza grandi aspettative a parte imparare la lingua, i costumi, conoscere la gente. C’è bisogno di più di questo? Ci vuole una vita per ottenerli. La lingua è la chiave per la cultura. Devo imparare a parlare inglese e spagnolo. Il tempo mostrerà ciò che è necessario.

Coloro che sono interessati a intervistare i missionari, possono ancora inviare le proprie domande alla redazione di ANS: ans@sdb.org

Pubblicato il 12/09/2012

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