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26/9/2011 - Italia - Inviati in tutto il mondo
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(ANS – Torino) – Ancora una volta dalla basilica di Maria Ausiliatrice in Torino sono partiti nuovi missionari, religiosi e laici, per annunciare il Vangelo nello stile di Don Bosco. Il Rettor Maggiore dei Salesiani ha invitato a conoscere meglio Don Bosco, a scoprirne le peculiarità e la forza carismatica, e, soprattutto, a imitare il Cristo, “modello di inculturazione”, per una efficace azione di evangelizzazione.

Si è rinnovato ieri, 25 settembre, a Valdocco, culla del carisma e della Congregazione salesiana, l’appuntamento con l’impegno e lo spirito missionario. Due gli eventi in programma: la giornata conclusiva dell’Harambée e la celebrazione dell’invio della 142ª spedizione missionaria salesiana. Appuntamenti che hanno visto giovani, laici, religiosi e religiose, impegnati nell’ambito missionario, incontrarsi e confrontarsi.

Il primo, svoltosi nel teatro di Valdocco, ha visto i presenti mettersi in ascolto del successore di Don Bosco, Don Pascual Chávez, che ha approfondito il tema del primo anno di preparazione al bicentenario della nascita di Don Bosco (1815-2015): la sua conoscenza storica. Una rinnovata, corretta e autentica conoscenza storica di Don Bosco è necessaria per poter perpetuare con fedeltà la sua intuizione e il suo carisma, “Se dovesse venir meno il riferimento al nostro Padre comune, al suo spirito, alla sua prassi, ai suoi criteri ispiratori, – ha precisato Don Chávez – non avremmo più diritto di cittadinanza nella Chiesa e nella Società, perché saremmo privi delle nostre radici e della nostra identità”.

L’azione e lo spirito di Don Bosco sono necessari ancora oggi. “In un mondo che sta facendo di tutto perché i giovani non ascoltino l’insistente invito di Cristo a ‘venire e vedere’, è nostro privilegio essere stati attirati da Don Bosco, a testimoniare la trascendenza, a esercitare la paternità spirituale, a stimolare i ragazzi in una direzione che corrisponde alla loro dignità e ai loro desideri più autentici”.

Ha fatto poi seguito la presentazione dei missionari e delle missionarie in partenza che, chiamati per gruppi di appartenenza alla Famiglia Salesiana e ad alcune ONG europee, hanno ricevuto l’abbraccio di Don Chávez e di Madre Yvonne Reungoat, Superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Il secondo appuntamento si è svolto nella basilica di Maria Ausiliatrice, testimone della prima spedizione missionaria, avvenuta l’11 novembre 1875, e successivamente di moltissime altre.

“Siamo qui per rispondere al un duplice commando di Gesù: - ha detto Don Chávez introducendo l’omelia - celebrare il mistero della sua passione, morte e risurrezione, dalla quale è nata la Chiesa, e andare come suoi testimoni in tutto il mondo e ammaestrare tutti i popoli”.

Anche se la situazione odierna, sul versante sociale, politico, economico, culturale e religioso, è diversa rispetto a quella che caratterizzò la prima spedizione missionaria, “le attese e i bisogni del mondo sono gli stessi: un’esistenza umana degna per tutti gli uomini e le donne del mondo, il senso della vita e la voglia di una esistenza ricolma ed eterna. Si tratta di bisogni che tutti noi siamo responsabili di soddisfare creando un nuovo ordine sociale, ma che solo Dio può pienamente soddisfare”.

Il Rettor Maggiore ha indicato quattro parole per esprimere altrettanti bisogni esistenziali del mondo di oggi - pane, pace, vita e libertà -  e ha ricordato come lo stesso necessiti di redenzione e salvezza che il Cristo può garantire.

Commentando il Vangelo della domenica – la parabola dei due fratelli con risposte e azioni differenti rispetto alla volontà del padre – Don Chávez ha rimarcato: “Bisogna avere il coraggio di sporcarsi le mani e rischiare la faccia nella ricerca di nuovi valori più vicini alla libertà, alla giustizia, alla solidarietà, all’amore, alla felicità dell’uomo. È sulle scelte operative che si giudica la vera appartenenza al popolo di Dio!”.

Ai missionari in partenza ha detto: “per svolgere questa missione di evangelizzazione e di trasformazione del cuore delle persone e, attraverso esse, del mondo, non avete modello migliore di Gesù, così come ci viene presentato da Paolo nella lettera ai Filippesi…”; “Ecco il modello della vera inculturazione, indispensabile per evangelizzare e toccare il nucleo della cultura dei popoli e lievitarlo e trasformarlo”.

I missionari hanno poi ricevuto il crocifisso missionario in segno del loro mandato evangelizzatore che, nello stile salesiano, non prescinde da quello educativo.

Su ANSChannel sono presenti vari contributi video sulla Spedizione missionaria: un servizio del TG regionale RAI; un servizio dell’emittente cattolica piemontese Telesubalpina; e un contributo rilasciato da Madre Yvonne Reungoat.

Pubblicato il 26/09/2011

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