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7/9/2015 - Siria - “Fino a quando?”…
Foto dell'articolo -SIRIA – “FINO A QUANDO?”…

(ANS – Kafroun) – “Anche quest’anno, come di consueto, sono voluto andare a visitare le tre opere salesiane di Kafroun, Aleppo e Damasco in Siria, mio paese natale. Un paese sempre più stremato e impoverito dalla guerra, ormai in corso da quattro anni, le cui conseguenze hanno assunto proporzioni devastanti sulle condizioni di vita della popolazione”. Così don Munir El Rai, Superiore dei Salesiani nel Medio Oriente, apre il suo comunicato sulla visita da lui compiuta tra il 29 giugno e il 6 agosto scorsi. Pubblichiamo oggi la prima parte.

Salesiani di KAFROUN

(…) Per tutto il periodo estivo la comunità e l’opera di Kafroun è stata diretta da don Luciano Buratti, missionario italiano, e dal chierico egiziano Gobràn, insieme al Cooperatore Salesiano Johnny Ghazi e alla sua famiglia. Questi ultimi portano avanti l’intera gestione e le attività dell’opera durante l’anno. La zona di Kafroun è stata fino ad ora una delle più tranquille della Siria. Per questo motivo la nostra opera è frequentata sia da giovani della zona, sia da tanti sfollati costretti a lasciare le proprie case a causa del pericolo e della distruzione che imperversa in tutto il paese.

(…) Ho provato grande gioia, ammirazione e commozione nel vedere centinaia di ragazzi e ragazze, giovanissimi, venire e partecipare all’estate ragazzi, realizzata anche quest’anno e perfettamente organizzata e portata avanti, oltre che dai Salesiani, da molti animatori e collaboratori laici. Per facilitare la partecipazione del maggior numero possibile di ragazzi e ragazze, è stato offerto un servizio di navetta dai vari villaggi della vallata fino alla nostra opera.

(…) Nonostante le tante sofferenze, la distruzione e la morte, ho potuto constatare come la voglia di vivere, di gioire e di sperare è sempre più forte, e ciò mi ha riempito di gioia. La gente ha bisogno e voglia di giocare, danzare, cantare, pregare, nonostante le drammatiche circostanze li portino a chiedersi: “Dov’è Dio? Perché Dio permette tutto questo? Non basta tutto questo sangue, tutta questa distruzione? Fino a quando ancora? Basta! Non ce la facciamo più”. Sono interrogativi che ho cercato di affrontare con loro, parlando di perdono, fede, speranza, ma non è facile.

La gente è sempre più stanca, stremata, a livello morale, spirituale e materiale. Tutte le famiglie, oltre alla tragedia della distruzione, della morte, ormai vivono il dramma dell’emigrazione, della fuga, della ricerca di una vita migliore, fuori dalla Siria. (…) Ho visto la sofferenza della persone che restano e la mancanza di coloro che sono ormai partite. (…) Questo dramma sta cambiando la fisionomia sociale del paese in generale, ma ne risente fortemente anche quella ecclesiale. La presenza cristiana, in passato così forte, si sta indebolendo e disgregando, sia in qualità che in quantità, drammaticamente.

La messa domenicale ha rappresentato un bellissimo momento di raccoglimento e comunione. Circa 700 persone hanno partecipato, alla presenza di cristiani di differenti riti. È stato bello accogliere tutte queste persone, così toccate dalla guerra che le ha portate a vivere il dubbio e l’incertezza nel loro cammino di fede, e vederle tornare a pregare.

Pubblicato il 07/09/2015        

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