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1/6/2011 - RMG - Costa d’Avorio: un dramma non ancora concluso
Foto dell'articolo -RMG – COSTA D’AVORIO: UN DRAMMA NON ANCORA CONCLUSO
(ANS – Roma) – Con l’insediamento di Alassane Ouattara come Presidente della Costa d’Avorio, si è ufficialmente conclusa la fase d’instabilità politica. Restano ancora aperti, però, molti problemi: la condizione degli sfollati, la paura diffusa tra la gente, la scarsità dei beni di prima necessità e altro ancora. A parlarne don Antonio César Fernández, un missionario salesiano spagnolo, da quasi 30 anni in Africa.

Don Fernández attualmente ricopre gli incarichi di Segretario della Visitatoria dell’Africa Occidentale Francofona – che comprende anche la Costa d’Avorio – e di Economo della casa dei Salesiani ad Abidjan. Giunto da pochi giorni a Roma, dove si tratterrà fino a metà giugno, ha raccontato ad ANS i difficili mesi della guerra civile e l’impegno dei salesiani a fianco dei più deboli.

Dallo scorso dicembre nel paese le tensioni sono andate progressivamente estendendosi. Allo scontro politico tra Gbagbo e Ouattara si sono sovrapposti altri conflitti latenti, motivati dalle differenze tra la popolazione originaria della Costa d’Avorio, maggioritaria nel sud del paese, e i discendenti degli immigrati del Burkina Faso e degli altri paesi confinanti, predominanti nel nord.

Con il procedere degli scontri tra le milizie dei due contendenti sono sorti tutta una serie di ulteriori problemi: chiusura delle scuole e delle banche, blocco delle esportazioni del cacao, coprifuoco… In un simile contesto l’insicurezza si è diffusa tra la popolazione. A Duékoué, verso il confine orientale del paese, il timore di attacchi etnici e vendette mirate, soprattutto dopo l’ingresso nella città, a fine marzo, delle truppe di Ouattara, ha portato decine di migliaia di ivoriani a rifugiarsi presso l’unico luogo che ha saputo offrire loro accoglienza e rifugio, la missione salesiana “Santa Teresa del Bambino Gesù”.

Lì, ancora adesso, i problemi sono lontani dall’essere risolti: dei 4 salesiani che vi sono assegnati, attualmente sono presenti solo in 2; uno è assente perché malato, un altro perché, allontanatosi prima dell’inizio del conflitto, non ha ancora potuto far ritorno alla missione. I due rimasti cercano di far fronte alle gravose necessità di quasi 30.000 persone, ma le difficoltà sono enormi. Un piccolo campo profughi allestito all’esterno della missione non viene praticamente utilizzato dalla gente, perché i suoi servizi non sono efficienti. Ora è in costruzione un campo più ampio, ma nell’attesa tutte le persone hanno fatto ritorno presso la struttura salesiana.

Anche la casa di Abidjan, dove don Fernández opera con i ragazzi di strada, è stata segnata dalla guerra civile. Nella capitale, dove si sono concentrati gli scontri finali tra Ouattara e Gbagbo, i salesiani sono però riusciti a salvaguardare l’opera e i giovani grazie al loro noto impegno per la pace e per i più deboli.

Nel mese di marzo, insieme ad altre autorità cattoliche, protestanti e mussulmane, i salesiani hanno partecipato ad un incontro per promuovere la fratellanza interreligiosa ed evitare che al conflitto già in atto si aggiungessero pretesti religiosi. E mentre le milizie giravano armate per la città, dando vita a razzie e saccheggi, la comunità salesiana si è impegnata a curare e ad offrire accoglienza ai ragazzi feriti e lasciati per strada, evitando anche che molti di loro, attratti dalla prospettiva del facile guadagno, infoltissero le truppe dei predatori.

La soddisfazione più grande per don Fernández e per gli altri salesiani nel paese è riuscire a dare speranza ai tanti giovani abbandonati, come il piccolo Kader, bambino autistico ed epilettico di 10 anni, abbandonato dalla sua famiglia. Giunto presso il centro salesiano circa 1 anno fa, con l’aiuto degli operatori e degli altri ragazzi ospiti della centro di accoglienza, non soffre quasi più di crisi di epilessia e sta imparando a comunicare con le persone che gli sono accanto. Per lui e per i ragazzi come lui, pur tra le difficoltà, lavorano oggi i Figli di Don Bosco.

Pubblicato il 01/06/2011

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