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8/3/2016 - Yemen - La testimonianza di un impegno eroico e solidale
Foto dell'articolo -YEMEN – LA TESTIMONIANZA DI UN IMPEGNO EROICO E SOLIDALE

(ANS – Aden) – “Il nostro restare in luoghi segnati dalla divisione e dalla povertà testimonia la fede nel messaggio cristiano”. Così ha scritto don Francesco Cereda, Vicario del Rettor Maggiore, nello spiegare il senso della presenza salesiana in Yemen, la quale, come quella delle Missionarie della Carità, si può comprendere solo nell’ottica di un servizio di misericordia reso a Dio e ai propri fratelli più bisognosi.

Salesiani e Missionarie della Carità hanno da sempre collaborato strettamente nel paese – considerato che insieme costituiscono le uniche due congregazioni religiose presenti nel paese. Fu proprio Madre Teresa, quando nel 1973 accolse l’invito delle autorità dell’allora governo dello Yemen del Nord ad aprire una casa per i disabili nel paese, ad insistere perché con le sue suore potessero essere presenti anche dei sacerdoti. Un desiderio realizzatosi grazie alla collaborazione dei Salesiani dell’Ispettoria di India-Bangalore.

Quando i Salesiani vi giunsero, nel 1987, con mons. Giovanni Bernardo Gremoli, OFMCap., come Vicario apostolico dell’Arabia meridionale, trovarono tutte le chiese esistenti in mani estranee. Grazie ai loro sforzi e alla buona volontà di alcuni funzionari governativi, nonostante le minacce, riuscirono a “recuperarne” tre.

Per i missionari, la vita nello Yemen non è mai stata facile o priva di minacce e problemi. Nel 1998 un assalitore solitario uccise tre Missionarie della Carità – 2 indiane e una filippina – a Hodeidah.

I Salesiani e le Missionarie della Carità che spendono la loro vita di dedizione a Dio e ai loro fratelli in Yemen sono pienamente consapevoli delle difficoltà e dei pericoli. Nel paese a grande maggioranza islamica, religiose e religiosi si prendono cura della piccola comunità cattolica lì presente, costituita totalmente da migranti dalle Filippine, India e Sri Lanka, e offrono servizi umanitari a tutta la popolazione.

Gli eventi legati alla cosiddetta “Primavera Araba” del 2011 e la conseguente ribellione contro il presidente Ali Abdullah Saleh, hanno contribuito a trasformare una situazione già difficile in un vero e proprio caos. La guerra civile conseguente, iniziata a marzo 2015, ha causato – secondo i dati ONU – circa 6.000 vittime (delle quali la metà civili) e altrettanti feriti civili, oltre a centinaia di migliaia gli sfollati. Tra gli altri risultati ha portato anche alla chiusura dell’ambasciata indiana nel paese e al rimpatrio di 3 dei 5 Salesiani prima presenti.

Pubblicato il 08/03/2016

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