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2/9/2015 - Italia - Il nostro impegno per la “civiltà dell’amore” come vuole Don Bosco
Foto dell'articolo -ITALIA – IL NOSTRO IMPEGNO PER LA “CIVILTÀ DELL’AMORE” COME VUOLE DON BOSCO

(ANS –Roma)– “La nomina di un nuovo rettore, per un’istituzione accademica, è sempre un’occasione per raccogliere il patrimonio di lavoro e di esperienza maturato in tutti questi anni, al fine di proseguire con rinnovato entusiasmo nell’impegno di realizzare i fini che rendono ragione dell’esistenza di un’Università dei Salesiani”. Riportiamo alcuni stralci dell’intervista di Antonio Carriero per Vatican Insider,alnuovo Rettore magnifico dell’Università Pontificia Salesiana (UPS), don Mauro Mantovani.

In che modo l'Università dei Salesiani può promuovere la realizzazione di un nuovo umanesimo in Gesù Cristo?

«A duecento anni dalla nascita di don Bosco, e a cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e dall’inizio della presenza a Roma dell’Università pontificia salesiana, i compiti che riguardano la nostra Università risultano quanto mai attuali e ineludibili, a servizio della Chiesa e della società di oggi, di fronte all’emergenza educativa, alle incertezze e alle aspirazioni del nostro tempo, alle crisi che stiamo attraversando e che mostrano sempre più, almeno per chi vuole o è in grado di coglierle, le loro dimensioni etiche e antropologiche, più che meramente tecniche o procedurali. Si tratta dunque, anche da parte nostra, di non mancare questo importante appuntamento con la storia, offrendo – a partire dal suo versante educativo – un contributo di pensiero e di progettualità culturale e sociale che esprima con verità e in tutta la sua integralità lo sguardo sull’uomo e sul mondo illuminato dalla rivelazione cristiana, dal mistero stesso di Gesù alla luce del quale trova vera luce il mistero della persona umana, chiamata a realizzarsi nella relazione con Dio e con il prossimo, e a far dono di sé nell’amore, sul modello di Dio-Trinità. Proprio questo può diventare fucina di nuovo pensiero e di nuovi stili di vita, anche come risposta costruttiva e mai disfattista alle grandi sfide avanzate dal cosiddetto “post-umano” e dal progresso scientifico e tecnologico».

Come ha vissuto l'Università pontificia salesiana l'anno del bicentenario della nascita di don Bosco appena concluso?

«Durante l’anno del bicentenario si è svolto, nella primavera del 2015, un convegno internazionale molto partecipato che ha evidenziato gli aspetti di storia, di pedagogia e di spiritualità che caratterizzano la visione salesiana dell’educazione, raccogliendo importanti contributi di studio e di ricerca sviluppati durante gli ultimi tre anni di preparazione. Questa e diverse altre iniziative sono state frutto della stretta collaborazione tra l’Ups e i vari dicasteri della Congregazione salesiana, con cui ci sentiamo in grande sinergia».

Come riparte l’Università dopo il Bicentenario?

«Siamo ormai protesi verso il nuovo anno accademico 2015-2016. Intendiamo offrire il nostro contributo rispetto ai principali eventi ecclesiali che si stanno realizzando: i due Sinodi dei Vescovi sulla famiglia, il Convegno ecclesiale della Chiesa italiana a Firenze, il Giubileo straordinario della Misericordia, le istanze provenienti dal magistero di papa Francesco a partire dalle sfide dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium e della recente enciclica Laudato si’. Vogliamo essere in “prima fila” nel promuovere la cultura del dialogo e dell’incontro e nel contrastare quella dello scarto e dell’indifferenza, e nell’aprire piste di riflessione e instaurare buone pratiche di “ecologia umana integrale”. Un’Università che, provocata dalla rinnovata esigenza di fedeltà dinamica a don Bosco che il Bicentenario ha fatto rifiorire, si pone a servizio della Congregazione salesiana, della Chiesa e della società affinché tutti i giovani del mondo, specialmente i più poveri, non solo non vengano “derubati” della loro speranza, ma diventino sempre più appassionati costruttori della “civiltà dell’amore”».

L’intervista completa su Vatican Insider

Pubblicato il 02/09/2015

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