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26/1/2015 - Francia - Tribuna libera: “la fratellanza ferita”, di don Petitclerc
Foto dell'articolo -FRANCIA – TRIBUNA LIBERA: “LA FRATELLANZA FERITA”, DI DON PETITCLERC

(ANS – Paris) – “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, questi sono i tre valori della nostra Repubblica!” ci viene ricordato costantemente oggi dal contesto traumatico di questo gennaio 2015. Ma questi tre valori non sono della stessa natura: se la libertà e l’uguaglianza sono dell’ordine del diritto, la fratellanza, invece, è dell’ordine del dovere. E questi valori devono essere combinati. Il diritto alla libertà di espressione dev’essere correlato al dovere di fratellanza, con l’esigenza di rispettare ciò che questo valore impone. Non tutto è possibile in nome della libertà di espressione: il rispetto impone limiti.

di don Jean-Marie Petitclerc, SDB

La fratellanza è diversa dall’amicizia, perché mentre scegliamo i nostri amici, non scegliamo i nostri fratelli. Ed è anche più impegnativa di una semplice solidarietà. Perché possiamo mostrare solidarietà dando una monetina per un senza tetto, senza stabilire un rapporto fraterno con lui. La fratellanza richiede il rispetto per la differenza degli altri, considerandolo uguale nel diritto.

Questo dovere di fratellanza va in pari con il rifiuto di tutto ciò che può portare all’umiliazione di altri. E sappiamo – in ogni caso, la storia ha ripetutamente dimostrato – che l’umiliazione porta alla violenza. Prevenire la violenza del terrorismo, è dapprima impegnarsi per evitare qualsiasi pratica umiliante. Quanti giovani di oggi si sentono umiliati dalla scuola quando si vedono relegati in quelle strutture stigmatizzate dall’ambiente! Gli insegnanti ora si lamentano del “comunitarismo” a scuola: ma è non il regolamento della “carte scolaire” (mappa scolastica) che ha portato al comunitarismo, quando i figli di una zona ghettizzata sono tenuti a frequentare la scuola nella stessa struttura? La cultura del quartiere poi invade la scuola, e gli insegnanti, che spesso non hanno alcuna conoscenza dei codici di zona, si sentono sopraffatti. È proprio il momento di ripristinare un mix sociale a scuola! La misura del “busing” – che consisteva nel suddividere i figli di un collegio sensibile nelle diverse scuole della città – è stata sepolta, mentre i primi risultati sembravano promettenti.

E riguardo lo stato delle nostre carceri… una vera vergogna per la nostra Repubblica. Anche in questo caso, va detto, le case di radicalizzazione islamiche, nel nostro paese, sono le prigioni!

La lotta contro il terrorismo richiede certamente lo sviluppo dei nostri servizi di intelligence, ma è anche il tempo per la nostra Repubblica di prendersi cura delle sue due istituzioni che producono umiliazione: le sue scuole e le prigioni! Non dimenticate, infatti, che i tre terroristi uccisi il 9 gennaio dalle forze di sicurezza sono passati attraverso le nostre scuole e le nostre prigioni.

(traduzione a cura di Gian Francesco Romano)

Pubblicato il 26/01/2015

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