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4/9/2015 - RMG - Comunicazione sull’incontro dei Consigli generali SDB-FMA
Foto Service-RMG - COMUNICAZIONE SULL’INCONTRO DEI CONSIGLI GENERALI SDB-FMA

SOCIETA’DI SAN FRANCESCO DI SALES

casa generalizia salesiana

Via della Pisana 1111 - 00163 Roma

Il Vicario del Rettor Maggiore

Roma, 1 settembre 2015

Prot. 15/0360

Al Reverendo

Signor Ispettore

e Membri de Consiglio ispettoriale

Loro Sede

Oggetto: Comunicazione sull’incontro dei Consigli generali SDB-FMA

 

Carissimi Ispettore e Confratelli del Consiglio ispettoriale,

                                                                                        il giorno 7 luglio 2015 si sono incontrati a Castel Gandolfo nella Casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice i nostri due Consigli generali SDB e FMA con la Madre Yvonne e con il Rettor Maggiore Don Angel.

Nell’incontro abbiamo affrontato un tema considerato da noi SDB e FMA una priorità del lavoro educativo pastorale: si tratta dell’impegno per la cura delle vocazioni apostoliche e in particolare delle vocazioni alla vita consacrata salesiana.

Abbiamo inteso ricercare insieme gli “Aspetti convergenti nell’animazione vocazionale di SDB e FMA”. Poiché spesse volte lavoriamo insieme, specialmente con i giovani del Movimento Giovanile Salesiano, è importante che abbiamo una visione condivisa del nostro impegno di animazione vocazionale. Questo ci aiuterà anche ad avere un’azione comune.

Papa Francesco, nel discorso rivolto alla Famiglia salesiana a Valdocco lo scorso 21 giugno, ci ha invitato alla concretezza. Così ci ha detto: “Vi ringrazio della vostra concretezza delle cose … Il salesiano è concreto, vede il problema, ci pensa e lo prende in mano”.

Siamo invitati perciò a “prendere in mano” insieme come SDB e FMA e poi anche come Famiglia salesiana la cura delle vocazioni. Come Don Bosco lavoriamo a favore delle vocazioni per la Chiesa, per la Famiglia salesiana e per le nostre Congregazioni.

Questa comunicazione, rivolta ai confratelli, alle comunità educative pastorali con i giovani, i laici e le famiglie, ci aiuti a camminare insieme. Il Bicentenario, in particolare l’incontro ben riuscito del SYM a Torino e al Colle, potrà così avere una continuità di azione e portare frutti vocazionali.

Cordiali saluti. In Don Bosco

 
   

 

                                                                                                 Don Francesco Cereda

 

 

INCONTRO DEI CONSIGLI GENERALI SDB - FMA

Castel Gandolfo, 7 luglio

 

Aspetti convergenti nell’animazione vocazionale di SDB e FMA

Comunicazione alle Ispettorie

 

 

Nell'incontro dei due Consigli generali FMA e SDB, tenutosi a Castelgandolfo il 7 luglio 2015, memoria liturgica della Beata suor Maria Romero, si è fatta una riflessione e una condivisione sul tema: Aspetti convergenti nell'animazione vocazionale dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. In precedenza era stato dato a tutti un testo elaborato da un gruppo di lavoro composto dal Consigliere generale per la pastorale giovanile SDB, don Fabio Attard, e dalla Consigliera generale per la pastorale giovanile FMA, suor Runita Borja, insieme con le loro équipe.

 

RIFLESSIONE INIZIALE

Dopo il saluto di Madre Yvonne, la riflessione è iniziata con la presentazione del testo offerto come punto di partenza. Abbiamo riaffermato l’impegno di essere educatori come Don Bosco e Madre Mazzarello, capaci di agire con una conoscenza realistica e fiduciosa del mondo dei giovani, per aiutarli a discernere il disegno che Dio ha su ciascuno di loro. I punti salienti sono stati i seguenti.

 

1. Le convinzioni di partenza. La vocazione è accogliere la vita come dono e viverla come dono. È la chiamata di Dio che si sviluppa nel storia di vita e che richiede che la persona sia costantemente disponibile. La vocazione alla vita consacrata è possibile; occorre orientare e accompagnare i giovani all’incontro con Gesù attraverso esperienze significative.

2. La visione pastorale che è quella di una pastorale giovanile integrale che tiene conto delle varie dimensioni della persona umana e delle diverse prospettive dalle quali guardiamo la persona. La dimensione vocazionale deve essere presente lungo l’intero processo della pastorale giovanile; essa è il culmine di una pastorale giovanile integrale.

3. Tra le scelte qualificanti si evidenzia la necessità di sviluppare la cultura vocazionale e alcuni atteggiamenti di disponibilità e responsabilità; di costruire comunità di fede e di vita salesiana gioiosa; di fare la proposta vocazionale intenzionalmente inserita nell’itinerario di educazione alla fede e di accompagnamento personale; di diversificare le proposte nell’orientamento vocazionale in base ai segni vocazionali che si manifestano nel cammino di crescita.

4 Lameta è quella di aiutare ogni giovane a scoprire e a realizzare il progetto di Dio fino a farlo diventare il proprio progetto di vita come vocazione umana e cristiana, vocazione apostolica, vocazione religiosa salesiana.

5 Tra le opportunità e sfide si esplicitano:la cura dei processi di accompagnamento dei giovani animatori a vivere la vita cristiana; la graduale e progressiva maturazione nella fede; la consapevolezza che la vita è vocazione da parte di tutti i membri della comunità educante, “specchio di tutte le vocazioni”; la proposta del servizio e l’educazione alla gratuità nel volontariato educativo, missionario, sociale; la presenza accanto ai giovani e non solo tra preadolescenti e adolescenti; la personalizzazione della relazione educativa con i giovani in opere complesse; il lavoro con tutta la Famiglia salesiana e con altri movimenti ecclesiali.

 

ASPETTI CONVERGENTI

Dopo la condivisione nei gruppi, sono presentate in assemblea alcune suggestioni emerse nel dialogo. Queste devono diventare punto di riferimento operativo per SDB ed FMA.

1. Si è consapevoli innanzitutto che l’animazione vocazionale, prima che una fonte di preoccupazione, è unsegno di speranza, perché le vocazioni vengono da Dio, che continua a chiamare. Da parte nostra dobbiamo educare alla fede attraverso le varie mediazioni ed esprimere di essere contenti della propria vocazione, vivendola con gioia e con ricchezza di umanità e creando nei nostri ambienti un clima di famiglia e di accoglienza.

2. Si costata inoltre che don Bosco esercitava un fascino sui giovani con la sua stessa vita e quindi ci si interroga come mai oggi ci manca questo fascino e questa capacità di attrazione. I giovani vedono che lavoriamo tanto, ma forse non vedono la bellezza della nostra vita consacrata e la testimonianza gioiosa personale e comunitaria di un'esistenza vissuta totalmente per Cristo.

3. Tra le sfide si evidenzia l’importanza di:

  •  favorire nelle comunità la cultura vocazionale in modo che tutti si sentano corresponsabili delle vocazioni, testimonino la gioia della propria vocazione e la prossimità nei rapporti; in tal modo si supera lo scollamento tra pastorale giovanile e animazione vocazionale; si fatica ancora a vivere la cultura del dono e a promuovere la pedagogia di ambiente;
  • assicurare l'accompagnamento personale dei giovani;
  • avere il coraggio di fare loro proposte forti a livello di impegno apostolico e di vita cristiana;
  • coinvolgere lafamiglia come grembo delle vocazioni;
  • prestare attenzione allafragilità affettiva dei giovani e curare la loro maturazione;
  • testimoniare lapienezza di umanità della nostra vita personale, la vita comunitaria vissuta con l'energia della carità, la gioia della nostra vocazione.

4. Si indicano poi alcune scelte prioritarie:

  • garantire l'accompagnamento dei giovani in ogni comunità e progetto di pastorale giovanile, oltre che in "comunità proposta", per aiutarli a scoprire il progetto di Dio sulla loro vita;
  • favorire la crescita nella fede, centrata nell’amore al Signore Gesù;
  • offrire ai giovani impegni forti nel volontariato o in gruppi di solidarietà a contatto con i poveri, al fine di coltivare nei giovani la passione di dare la vita per un grande ideale;
  • stare con i giovanidelegando compiti amministrativi ai laici, in modo da vivere come don Bosco in mezzo a loro, nella certezza che la fede e la vocazione si trasmettono per contagio;
  • essere presenti tra gli universitari; essi si interrogano seriamente sul loro futuro;
  • dare più visibilità alla vita religiosa salesiana vissuta in comunità; manca quel fascino che don Bosco esercitava sui giovani per portarli a Dio;
  • testimoniare momenti di vita e lavoro insieme tra SDB e FMA; i giovani non ci vedono pregare insieme, lavorare insieme, progettare insieme, gioire insieme;
  • potenziare il lavoro vocazionale insieme tra SDB e FMA e con la Famiglia salesiana;
  • assicurare la presenza nelle ispettorie SDB e FMA di un animatore/animatrice vocazionale ispettoriale in collegamento con tutta la pastorale giovanile e in dialogo tra loro.

 

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