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12/8/2011 - Tre passi per conoscere Don Bosco
Foto Service-TRE PASSI PER CONOSCERE DON BOSCO

“La storia è una cosa troppo importante per lasciarla unicamente nelle mani degli storici”, scrivevo nel febbraio 1983 su ANS. Se ne è reso conto anche l’ultimo Capitolo Generale (2008) che ha intitolato “Ripartire da Don Bosco” il suo primo nucleo di riflessione. Lo riprende ora con forza il Rettor Maggiore, il quale chiede che il primo anno del triennio di preparazione al bicentenario della nascita di Don Bosco (2011-2012) sia tutto centrato sulla conoscenza della sua storia (gli altri due invece rispettivamente sulla conoscenza della sua pedagogia (2012-2013) e della sua spiritualità (2013-014).

Il problema però è: quale Don Bosco? visto che di Don Bosco esistono decine di immagini in libri, riviste, giornali, videocassette, film, fiction. Il Rettor Maggiore nella presentazione della Strenna 2012 ha fatto la sua scelta: “Il Don Bosco della storia e nella storia del suo tempo”, dal momento che “L’approccio a Don Bosco, fatto con i metodi propri della ricerca storica, ci ha portati a meglio comprendere e misurare la sua grandezza umana e cristiana, la sua genialità operativa, le sue doti di educatore, la sua spiritualità, la sua opera, pienamente comprensibile solo se profondamente radicata nella storia della società in cui visse”. A mio giudizio i salesiani dovrebbero a questo punto fare tre particolari passi in avanti.

Anzitutto dovrebbero riandare alle fonti genuine, sicure, vale a dire ai testi autentici di Don Bosco, ai suoi scritti, editi da lui o dai suoi figli, on line o su carta. Non c’è che l’imbarazzo della scelta, grazie anche al lavoro dell’Istituto Storico Salesiano: i più importanti Scritti pedagogico-spirituali di Don Bosco sono a disposizione in edizione critica, altrettanto si dica per le Costituzioni da lui fatte approvare per i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, per l’Introduzione ad esse, per i cenni storici della società salesiana, per la situazione disciplinare a Valdocco negli anni settanta ed ottanta, per oltre la metà del suo Epistolario, e così pure per altri testi critici pubblicati su “Ricerche Storiche Salesiane”. In internet sono ormai anche rintracciabili tutte le “Opere Edite” così come a suo tempo apparse in edizione anastatica. Il Rettor Maggiore, che nella Strenna 2012 invita a leggere e studiare le Memorie dell’Oratorio (MO), sicuramente intende riferirsi a tutta la Famiglia Salesiana ed in particolare ai giovani e a quanti intendono accostarsi per la prima volta a Don Bosco; non certo ai Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice che da quel testo, più narrativo che storico, più pedagogico-spirituale che autobiografico, dovrebbero essere già stati affascinati a suo tempo (così come ancor oggi gli spettatori dei moderni prodotti televisivi che ne fanno facile uso). Troppo spesso ci si dimentica che la meravigliosa storia dell’infanzia di Don Bosco, della sua giovinezza, delle sue prime esperienze apostoliche a Valdocco non sono tutto Don Bosco, anzi; tanto più che Don Chávez invita a “conoscerlo come educatore e pastore, fondatore, guida, come legislatore”. Dunque guai a dimenticare tematiche assenti dalle MO: il Don Bosco reale e non ideale del Valdocco, la costruzione della chiesa di Maria Ausiliatrice ed il “fenomeno mariano” che ne è seguito, il progetto e la fondazione della società salesiana, dell’istituto delle FMA, dell’Associazione dei Cooperatori, la collegializzazione e la diffusione dell’Opera salesiana, la realizzazione del sogno missionario (neppure citato nelle Costituzioni approvate pochi mesi prima), le collane editoriali di carattere educativo-religioso e scolastico-culturale; ed ancora il Don Bosco che va ben oltre la “politica del Pater Noster”in Italia in Argentina, i suoi rapporti con i papi, la Santa Sede, i vescovi, l’ideazione e la pubblicazione del Bollettino Salesiano, la formazione dei collaboratori, la ricerca delle risorse economiche, le vocazioni… Un dinamismo impressionante caratterizza l’opera salesiana, che Don Bosco “aggiorna” costantemente.

Ma c’è un secondo importante passo da fare: è quello di andare oltre le fonti – anche le più sicure e valide - nel senso di superare quanto esse presentano a prima vista ad una lettura epidemica e banale. Di Don Bosco occorre conoscere le idee e strutture mentali, i valori propri o acquisiti, il linguaggio scritto e parlato, il modo di agire e reagire… La lettura teologica delle fonti va ampliata con quella sociale, economica, politica. Il soprannaturale deve "tener conto" degli elementi e fattori naturali. Don Bosco non è un "isola" nel mare del suo tempo. In questo ci soccorrono gli studi degli storici, che grazie a Dio non sono mancati nell’ultimo quarantennio, ciascuno naturalmente con un suo specifico modello di accostamento alle fonti. Mi limito ad indicare due soli volumi, quelli di Pietro Braido (Don Bosco prete dei giovani nel secolo delle libertà, Roma, LAS 20093) tradotto ormai in varie lingue, che raccoglie il meglio degli studi anteriori, affronta tutti gli aspetti della vicenda storica e della personalità di Don Bosco, offre ampie citazioni di suoi testi importanti. Ognuno dei numerosissimi capitoli si presta ad approfondimenti, grazie alla ricchissima e aggiornata bibliografia che non ha trascurato il monito di papa Leone XIII: “Veritas non indiget mendaciis nostris”, e anche: “Primam esse historiae legem, ne quid falsi dicere audeat, deinde ne quid veri non audeat”.

Il terzo passo è quello di leggere i temi del Don Bosco storico, di qualunque carattere (religioso, morale, dogmatico, politico, culturale, economico...) in riferimento ad analoghe problematiche e fatti recenti, onde possano essere utili al nostro presente. Il Rettor Maggiore nella strenna vi dedica un’attenta riflessione: “L’immagine di Don Bosco e della sua azione va ricostruita seriamente, a partire dal nostro orizzonte culturale: dalla complessità della vita di oggi, dalla globalizzazione, dalle difficoltà di apostolato, dalla diminuzione delle vocazioni, dalla “messa in questione” della vita consacrata”.

Il carisma, per usare un termine polivalente, deve essere “reinterpretato” perché non rimanga un “fossile prezioso”. Le “domande” della comunità salesiana, della comunità ecclesiale, del contesto socio-culturale non possono essere considerate come qualche cosa di “estraneo” alla storia di Don Bosco. A questo punto si comprende come non si tratti solo di studiare il fondatore, ma anche i suoi “figli”, ossia la tradizione. Anzi si può dire che è la tradizione che aiuta a identificare e a riesprimere in linguaggio attuale un “nucleo” di valore costante all’interno dei concetti “storici”, sempre contingenti per l’ambiente socio-culturale che li ha creati. Il sapere come il nostro passato ha fatto sue le ispirazioni di Don Bosco, come ha assunto le sue motivazioni e le sue scelte, come ha risposto ai bisogni giovanili del suo tempo, aiuta noi ad entrare nel cosiddetto “circolo ermeneutico”. Dunque la storiografia salesiana locale, la storia delle ispettorie, delle case, dei singoli confratelli, della loro opera educativa hanno il loro peso. Per l’America Latina l’Istituto Storico Salesiano ha pubblicato varie ed importanti fonti, come gli epistolari di don Bodrato, don Tomaris, don Lasagna, le relazioni della visita di don Albera alle Americhe ad inizio secolo XX, altri testi relativi alle missioni salesiane…

Lo storico, quando ha compreso, indicato e spiegato il contesto, gli eventi, le cause e conseguenze, ha concluso il suo compito. A questo punto, alla sua interpretazione “storica” deve seguire quella “esistenziale”, quella che ad esempio affrontare i cinque punti di riferimento e impegni pratici suggeriti dal Rettor Maggiore nella strenna del prossimo anno. Questa è opera di tutti, ossia di teologi, spiritualisti, pedagogisti, esperti di scienze umane, storici, Capitoli Generali, Rettor Maggiore, singoli confratelli, uomini di Dio…Nessuno è escluso: Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori, ex allievi, gruppi e membri della Famiglia salesiana. E vale per gli studi, le riflessioni e le scelte non solo di questo primo anno, ma di tutto il triennio preparatorio all’evento del 2015.

Francesco Motto

Pubblicato il 12/08/2011

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