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6/11/2015 - Nigeria – Nasce la prima opera salesiana nel Nord della Nigeria, sotto la minaccia dei gruppi terroristici
Foto Service-NIGERIA – NASCE LA PRIMA OPERA SALESIANA NEL NORD DELLA NIGERIA, SOTTO LA MINACCIA DEI GRUPPI TERRORISTICI

(ANS - Kontagora) – Duecento anni dopo la nascita di Don Bosco si continua a fondare scuole dove c’è più bisogno. L’ultima aprirà i suoi battenti proprio in questi giorni a Kontagora, Koko, nel Nord-Ovest della Nigeria, in una vasta zona desertica, caratterizzata da una carenza di alternative educative e dal predominio di gruppi religiosi fondamentalisti in tutti gli ambiti, con una spiccata intolleranza nei confronti dei cristiani.

di Miguel Ángel Malavia

Si tratta di una grande avventura che ha radici nella conoscenza, nell’esperienza e nella passione per il voler aiutare coloro che nella vita hanno meno possibilità. Lo sa molto bene don Jorge Crisafulli, Ispettore dell’Africa Occidentale Anglofona, che ha promosso progetti di tutti i tipi in Ghana, Nigeria, Liberia e Sierra Leone. “I Salesiani sono arrivati in Nigeria nel febbraio 1982 e hanno aperto scuole tecniche, oratori, centri giovanili, parrocchie e cappelle ad Ondo, Akure, Onitsha, Ibadan, Lagos, Abuja e Ijebu-Ode”; tutte opere situate nel sud-est e sud-ovest del paese, a maggioranza cristiana. Fino a quando, nel 2008, il vicario apostolico di Kontagora “ci ha inviato una bellissima lettera per chiedere l’arrivo dei Salesiani nella parte settentrionale della Nigeria, per lavorare nel campo educativo e pastorale”. Così è nata la sfida, la chiamata alle periferie, come desidera Papa Francesco.

Ma ciò non è stato possibile fino ad ottobre 2014, quando la nuova presenza è stata aperta, con i Salesiani sostenuti (oltre che da Misiones Salesiana di Madrid) soprattutto dal vicario apostolico, mons. Bulus Dauwa Yohanna, che ha affidato loro una parrocchia nel cui territorio sorgono 24 villaggi. Per preparare l’attività pastorale e tutto il necessario per l’apertura della scuola tecnica, 3 Salesiani andarono lì per “lavorare con e per la gente del posto, che è molto povera”.

I tre religiosi sono autoctoni, del Sud del paese, ma hanno dovuto inter-culturarsi in una realtà a loro aliena: “Siamo Nigeriani, ma ci sembra di essere in un altro paese, in un altro mondo!” dicono. Il processo è lento e la prima cosa da imparare è la lingua della gente.

Per ora, i 3 Salesiani corrono su e giù per la regione, visitando i villaggi e avvicinandosi alla popolazione. Prima di fondare la nuova presenza nella città, la prima cosa che hanno fatto è stata visitare l’emiro locale. “Quando gli abbiamo detto chi eravamo, chi era Don Bosco e che abbiamo già diversi istituti tecnici in Nigeria, i suoi occhi brillavano e ci ha detto: ‘Questo è esattamente quello che ci serve qui. I nostri giovani restano nell’ozio e non hanno una formazione professionale che li possa inserire nel mondo del lavoro’. Quindi, non ci ha offerto un terreno per costruire una chiesa e una scuola tecnica, ma ci ha messo a disposizione tutta la terra di cui avevamo bisogno!”. Per questo don Crisafulli afferma con passione: “l’educazione tecnica e la formazione professionale, nel miglior stile di Don Bosco, potrebbe essere un importante punto di dialogo tra il mondo occidentale e il mondo musulmano, almeno qui”.

Al giorno d’oggi, mentre vi è un rispetto sociale verso i cristiani, don Crisafulli si rammarica dell’ostilità politica: “Non solo il Governo non ci dà un terreno per costruire una chiesa, ma si danno anche situazioni per cui due nostri catechisti si sono dovuti convertire all’Islam per condurre la loro comunità. Se un musulmano vuole diventare cristiano, deve spiegare le sue ragioni, riempire mille documenti e pagare affinché venga autorizzato. Inoltre i cristiani non sono autorizzati a tenere processioni”. Tuttavia, è possibile far conoscere Gesù: “Nei villaggi, molte persone non sono né musulmane, né cristiane. A loro sì, si può annunciare il Vangelo; in realtà, essi sono molto aperti alla sua novità della vita e della libertà. Specialmente le ragazze e le donne, molto sensibili a questo annuncio che difende la loro dignità”.

Ma se c’è qualcosa che ostacola tutti è la costante minaccia del terrorismo religioso. “Anche se questi gruppi operano principalmente nel Nord-Est – spiega il salesiano – la tensione si fa sentire ovunque”. Nonostante questa situazione, sono state previste delle precauzioni (la gente e i Salesiani hanno costruito un muro di cinta della parrocchia e creato un comitato di sicurezza con turni di vigilanza), ma il rischio è ancora presente. Infatti, due settimane dopo che i Salesiani sono arrivati a Kontagora, nella città si è verificato il primo attacco terroristico: una ragazza con una bomba attaccata alla cintura si è fatta esplodere all’ingresso di una scuola, uccidendo due guardie.

Tuttavia, conclude don Crisafulli, bisogna continuare a sperare e scommettere su un cammino comune, un cammino per la costruzione della libertà: “La Nigeria ha un potenziale enorme ed il paese è considerato come un gigante addormentato. Qualcuno deve svegliarlo e penso che il Governo da solo non possa compiere questo miracolo. Serve che si uniscano tutti i Nigeriani, i diversi gruppi, le Chiese, le istituzioni, le ONG, e così compiere il miracolo della resurrezione della Nigeria”.

Pubblicato il 06/11/2015

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