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12/11/2013 - RMG - I santi salesiani di novembre
Foto dell'articolo -RMG – I SANTI SALESIANI DI NOVEMBRE

(ANS – Roma) – Nel mese dedicato alla memoria di Tutti i Santi la Famiglia Salesiana ricorda il Beato Artemide Zatti, sdb, e la Beata Maddalena Morano, fma.

13 novembre: Beato Artemide Zatti

Per Artemide Zatti, uomo semplice e di umili origini, l’Ospedale fu il luogo dove esercitare quotidianamente la sua virtù fino al grado eroico. Correva in bici per tutta la città, senza trascurare le periferie; vedeva ciascuno dei suoi pazienti come “un piccolo Gesù” di cui prendersi cura con dedizione e amore. Pregava mentre pedalava e occupava con lo studio e le letture ascetiche le poche ore di riposo che gli restavano. Anche quando andava a coricarsi, rimaneva in permanente disponibilità ad eventuali chiamate.

Si è detto che la sua principale medicina era lui stesso: l’atteggiamento, le battute, la gioia, l’affetto. Non voleva solo somministrare medicine, ma aiutare i pazienti a vedere nella propria situazione un segno della volontà di Dio, soprattutto quando la morte era vicina. Non fu solo un infermiere, ma un educatore alla fede di ogni persona, nel momento della prova e della malattia. Un “buon samaritano” con lo stile di Don Bosco, “segno e portatore dell’amore di Dio”.

La memoria di Artemide Zatti, di cui Papa Francesco è grande devoto, ci invita a promuovere la vocazione del salesiano coadiutore, senza la quale la Congregazione salesiana non sarebbe quella pensata e fondata da Don Bosco.

15 novembre: Beata Maddalena Morano

Nella Sicilia a cavallo tra il sec. XIX e XX sr Maddalena Morano, Figlia di Maria Ausiliatrice, si erge tra le figure che più contribuirono alla promozione umana e cristiana della povera gente. Il suo segreto era nella sua grande fede in Dio, che le permetteva di portare avanti una febbrile attività educativa ed evangelizzatrice, catalizzata da un progetto di santità da diffondere a tutti i costi.

Intuì chiaramente che la finalità primaria di tutta l’opera educativa consisteva nel favorire l’incontro con il Signore da cui dipendeva anche la qualità della vita. Si preoccupava che le sue consorelle coltivassero lo “spirito di preghiera”nelle allieve; di lei disse un’educanda: “quando pregava sembrava un Serafino in preghiera, cosa che ci spingeva ad imitarla”.

Spiacente che tra le figlie del popolo vi fosse ignoranza religiosa, ottenne di aprire il primo oratorio a S. Maria dell’Aiuto e in seguito quello della parrocchia S. Cosimo. Su incarico del card. Nava, Madre Morano lavorò per 9 anni nell’opera dei catechismi parrocchiali, tanto che volle chiamarla  “la sua opera”.

La testimonianza e l’intercessione della Beata Morano accrescano tra i membri della Famiglia Salesiana il desiderio di comunicare la gioia di avere incontrato il Signore.

Pubblicato il 12/11/2013

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