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28/7/2013 - Brasile - GMG: costruttori della Chiesa e protagonisti della storia
Foto dell'articolo -BRASILE – GMG: COSTRUTTORI DELLA CHIESA E PROTAGONISTI DELLA STORIA
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(ANS – Rio de Janeiro) – L’agenda della Giornata Mondiale della Gioventù di ieri, 27 luglio, è stata intensa. La parola di Papa Francesco è stata al centro. Lo dimostrano, in modo particolare, i due discorsi tenuti ai vescovi del Brasile e ai giovani radunati a Copacabana per la veglia di preghiera. Due discorsi che contengono linee guida per i pastori e per i giovani, e utili anche per gli educatori evangelizzatori.

L’invito al dialogo è ritornato in due circostanze. Nell’omelia ai vescovi, sacerdoti, religiosi e seminaristi intervenuti alla GMG, il Pontefice, dopo essersi soffermato sulla chiamata da Dio e la chiamata ad annunciare il Vangelo, ha indicato quale terzo aspetto della vocazione specifica la cultura dell’incontro: “Vi vorrei quasi ossessionati in questo senso. E farlo senza essere presuntuosi, imponendo le nostre verità, ma bensì guidati dall'umile e felice certezza di chi è stato trovato, raggiunto e trasformato dalla Verità che è Cristo e non può non annunciarla”. E ai dirigenti riuniti nel Teatro Municipale di Rio de Janeiro ricordando prima, con uno sguardo al passato,  l’importanza della tradizione culturale e poi al futuro per una responsabilità solidale ha detto “Ritengo fondamentale per affrontare il presente: il dialogo costruttivo. Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni, il dialogo nel popolo, perché tutti siamo popolo, la capacità di dare e ricevere, rimanendo aperti alla verità”.

Più intenso e programmatico è stato il discorso ai Vescovi brasiliani, riflessioni e linee di lavoro per la Chiesa di una nazione che conta oltre 194 milioni di abitanti, ma che sono valide per ogni altro paese e realtà pastorale. Papa Francesco ha tratto dalla storia dei tre pescatori che sta all’origine della devozione mariana di Aparecida alcune conclusioni: “Cari Fratelli, il risultato del lavoro pastorale non si appoggia sulla ricchezza delle risorse, ma sulla creatività dell’amore. Servono certamente la tenacia, la fatica, il lavoro, la programmazione, l’organizzazione, ma prima di tutto bisogna sapere che la forza della Chiesa non abita in se stessa, bensì si nasconde nelle acque profonde di Dio, nelle quali essa è chiamata a gettare le reti”, e ricordando che la Chiesa non può allontanarsi dalla semplicità ha aggiunto “Aparecida è comparsa in un luogo di incrocio. […] Dio appare negli incroci”.

Ripercorrendo la storia della Chiesa in Brasile, e ricordando - come afferma il documento finale della V Assemblea Generale del CELAM - che non siamo in “un’epoca di cambiamento, ma è un cambiamento d’epoca”, ha chiesto una Chiesa che non abbia paura di uscire nella loro notte. Cinque sono le sfide che la Chiesa in Brasile è chiamata a vincere: La formazione dei vescovi, sacerdoti, religiosi, laici; la collegialità e solidarietà della Conferenza Episcopale; uno stato permanente di missione e conversione pastorale; il compito della Chiesa nella società e l’Amazzonia, considerata come banco di prova per la Chiesa e la società brasiliane.

Non meno importante è stato il discorso ai giovani durante la Veglia di preghiera. Una delle spiagge più note e mondane del mondo, ieri sera si è trasformata in una grande cattedrale fatta da pietre vive.

Le cifre diramate dai mezzi di comunicazione brasiliani parlano di 3 milioni; molti sembrano essere i giovani, e non solo, che sono arrivati a Rio de Janeiro solo per gli atti conclusivi del fine settimana.

I giovani hanno seguito con viva partecipazione la Veglia di preghiera che ha avuto come tema san Francesco d’Assisi e la chiamata ricevuta da Dio: “Va’, e ripara la mia casa”. Una veglia che ha proposto testimonianze, coreografie e canti e, dopo le parole del Papa, un momento di adorazione eucaristica.

Il discorso di Papa Francesco, non privo di metafore giovanili e esortazioni calde e paterne, è stato un forte invito ad essere discepoli e missionari. “Anche oggi il Signore continua ad aver bisogno di giovani per la sua Chiesa. - ha detto il Papa che, rileggendo il repentino cambio di luogo della veglia, ha aggiunto – Non è che il Signore ha voluto dirci che il vero campo della fede, il vero ‘campus fidei’ non è un luogo geografico, ma che siamo noi? Si, è così! Ciascuno di noi, ciascuno di voi, io, tutti, e essere discepoli missionari significa sapere che siamo il campo della fede di Dio”. Per rendere compressibile la metafora del campo della fede ha poi fatto tre esplicitazioni:

  • il campo quale luogo della semina della Parola di Dio, “Ricordatevi questo momento. Ciascuno conosce il nome della semente che è entrata dentro, lasciatela crescere e Dio si prenderà cura”;
  • il campo quale luogo di formazione, Gesù “chiede che diventiamo suoi discepoli, che ‘giochiamo nella sua squadra’” e per questo occorre curare la propria formazione proposta come allenamento per vita e la missione;
  • il campo come un’opera in costruzione, “Quando il nostro cuore è una terra buona che riceve la Parola di Dio, quando ‘si suda la camicia’, cercando di vivere come cristiani, sperimentiamo qualcosa di grande: mai siamo soli, formiamo parte di una famiglia di fratelli che percorrono lo stesso cammino: siamo parte della Chiesa; anzi, ci trasformiamo in costruttori della Chiesa e protagonisti della storia”.

Pubblicato il 28/07/2013

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