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13/10/2012 - Vaticano - Il Rettor Maggiore esorta i padri sinodali: favorire una cultura vocazionale
Foto dell'articolo -VATICANO – IL RETTOR MAGGIORE ESORTA I PADRI SINODALI: FAVORIRE UNA CULTURA VOCAZIONALE

(ANS – Città del Vaticano) – Nella mattinata di venerdì, 12 ottobre, il Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Pascual Chávez, è intervenuto durante i lavori della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi; un appello e una proposta operativa su “L’urgenza di avviare e favorire una ‘cultura vocazionale’ nella Chiesa”.

L’intervento di Don Chávez ha fatto riferimento al n. 83 dell’Istrumentum Laboris – che sul tema della mancanza di preti invita ad avviare una forte pastorale vocazionale – e ai numeri 159-161, che mettono a fuoco la “centralità delle vocazioni” nel progetto della Nuova Evangelizzazione.

“Evangelizzazione e vocazione sono due elementi inseparabili. – ha detto il Superiore generale dei Salesiani - Anzi, criterio di autenticità di una buona evangelizzazione è la sua capacità di suscitare vocazioni, di maturare progetti di vita evangelica, di coinvolgere interamente la persona di coloro che sono evangelizzati, sino a renderli discepoli, testimoni ed apostoli”. Per questo la pastorale ecclesiale deve diventare vocazionale, creando una cultura della vocazione, “cioè un modo di concepire e di affrontare la vita come un dono ricevuto gratuitamente da Dio per un progetto o una missione secondo il suo disegno”.

La vocazione cristiana è un incontro, un rapporto personale di amicizia che riempie il cuore e trasforma la vita: “Questo Sinodo della Nuova Evangelizzazione deve aiutare tutti i pastori ad essere per i giovani vere guide spirituali, come Giovanni Battista che addita Gesù ai suoi discepoli dicendo loro: Ecco l’Agnello di Dio!”. Un incontro che è comunicazione e condivisione dell’entusiasmo e della passione con cui si vive la propria vocazione.

“Più che campagne vocazionali da mettere in atto, le famiglie, le parrocchie, tutti i nostri centri educativi pastorali devono saper creare un microclima dove crescono e maturano le vocazioni, formando un’autentica cultura vocazionale in cui la vita è concepita e vissuta come dono, come vocazione e missione, nella diversità delle opzioni”, ha suggerito il Rettor Maggiore facendo notare che se sono note le cause del calo vocazionale, meno chiare e decise sono le risposte a tale fenomeno.

La dimensione vocazionale costituisce il principio ispiratore e lo sbocco naturale della pastorale giovanile: “la pastorale vocazionale deve creare le condizioni adeguate perché ogni giovane possa scoprire, assumere e seguire responsabilmente la propria vocazione”.

I contenuti di una autentica cultura vocazionale riguardano tre aree: antropologica (concepire e presentare la persona umana come vocazione), educativa (proporre valori congeniali alla vocazione) e pastorale (rapporto tra vocazione e cultura obiettiva e ne ricava conclusioni per il lavoro vocazionale).

Don Chávez ha suggerito una proposta operativa scandita in quattro punti:

  • Formare nelle strutture ecclesiali un ambiente/cultura in cui la proposta vocazionale possa essere ben capita, favorevolmente accolta e giungere così a maturazione: “ambiente di gioia e di famiglia, alimentato da una forte esperienza spirituale che fa scoprire ai giovani un Dio che li ama ed ha per ognuno di loro un progetto di felicità e di vita piena, in un rapporto personale di amicizia con Gesù e con Maria, e l’adeguata esperienza sacramentale che sostiene e stimola lo sforzo di crescita nella vita quotidiana. Tutto ciò permeato da una forte passione apostolica, che li porta ad essere persone per gli altri, pronti al servizio e dediti ad esso”.
  • Offrire a chi cerca un orientamento per la vocazione un fedele accompagnamento spirituale che aiuti la conoscenza di sé; il riconoscimento di Gesù, il Signore Risorto, come senso supremo della propria esistenza; la scoperta della propria vita e degli avvenimenti della storia come dono di Dio e come chiamata; e, infine, l’assimilazione personale dei valori evangelici.
  • Un intenso amore alla Chiesa.
  • Educare alla preghiera personale che aiuta i giovani ad assumere atteggiamenti quali il silenzio, la riflessione, la capacità di leggere la propria vita, la disponibilità all’ascolto e alla contemplazione, la gratuità e la fiducia.

“I giovani, oggi, vivono spesso in un ambiente assai poco favorevole alla vita spirituale. Sono immersi in una cultura del consumismo e del guadagno, del godimento personale e della soddisfazione immediata dei desideri. D’altro lato, riscontriamo in adolescenti e giovani una ricerca di interiorità, uno sforzo per cogliere la propria identità ed anche un’apertura e una sincera ricerca di un’esperienza di Trascendenza”.

Pubblicato il 12/10/2012

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