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11/4/2012 - Germania - L’immigrazione occasione di sviluppo
Foto dell'articolo -GERMANIA – L’IMMIGRAZIONE OCCASIONE DI SVILUPPO
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(ANS – Bonn) – Giovedì scorso, 5 aprile, circa 80 persone dell’associazionismo cristiano e civile, oltre a personalità del mondo delle imprese e della formazione professionale, si sono ritrovati presso la sede della ONG “Don Bosco Mondo” (già Don Bosco Jugend Dritte Welt) per confrontarsi sul tema de “L’immigrazione come occasione di sviluppo”.

Tema specifico è stata l’immigrazione per lavoro e i suoi effetti sugli individui, la società e l’economia. Ad aprire i lavori è stato l’intervento del dr. Alexandre Vey, consulente della Società tedesca per la cooperazione internazionale (GIZ), che ha spiegato come l’immigrazione per lavoro possa costituire una “tripla vittoria”: quella dell’immigrato qualificato, che giunge in un paese dove può esprimere le sue qualità; quella del paese ospitante, che beneficia del lavoro dell’immigrato; e quella del paese d’origine del lavoratore, che usufruisce delle rimesse – “ad oggi superiori al doppio degli aiuti internazionali concessi dai paesi occidentali” – ha sottolineato il dr. Vey.

Un simile approccio, tuttavia, ignora la dimensione umana dell’immigrazione. Gli interventi del dr. Haarmann, di “Misereor”, e dr. Hagemann, di “Jusititia et Pax”, hanno messo in luce le “fasi di rischio” che può vivere un immigrato, anche quando è giunto per lavoro ed è in possesso di particolari qualifiche e competenze lavorative. Specie nei primi tempi, il pericolo è quello di passare dal “guadagno di cervelli” allo “spreco di cervelli”, che si ha quando il lavoratore è sottoimpiegato, abbandonato a sé stesso, schiacciato dalla burocrazia o sfruttato.

Una buona pratica nell’ambito dell’immigrazione per lavoro è stata presentata dal Don Bosco Center di Manila in collaborazione con il distaccamento filippino della Porsche. Gli allievi meritevoli del centro salesiano vengono selezionati dalla casa automobilistica per effettuare un secondo livello di formazione nelle filiali industriali dell’azienda presenti nei paesi vicini. Sebbene, dunque, vengano richiesti sacrifici ai lavoratori – che per qualche anno sono chiamati a vivere e lavorare lontano da casa – alla fine i benefici sono numerosi, perché i lavoratori tornano nel proprio paese con maggiori competenze e incarichi lavorativi di maggior rilievo.

Da ultimo, don Lorenzo Leonarduzzi e Magued George dell’istituto salesiano del Cairo, in Egitto, hanno offerto una significativa testimonianza sulla realtà e i presupposti dell’emigrazione per lavoro: mentre fino ad un anno fa erano molti gli allievi dell’istituto che chiedevano di beneficiare di un accordo stipulato dai salesiani per andare a lavorare vari mesi in Italia – così da acquisire esperienza e un trattamento economico migliore – da dopo la “Primavera Araba” le richieste sono drasticamente diminuite. “Per evitare che i giovani egiziani se ne vadano, la più grande speranza è costituita dalla Libertà, la Democrazia e la crescita economica”.

Al termine della conferenza è emerso chiaramente come i fenomeni migratori richiedano un maggiore impegno e l’offerta di nuove soluzioni anche agli educatori e ai formatori professionali; e che dei compiti fondamentali spettino, in ogni caso, alla politica.

Pubblicato il 11/04/2012

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