Costa d’Avorio – La presenza salesiana nello stato di conflitto sociale |
Costa d’Avorio – La missione di Duékoué, ultimo rifugio della speranza |
Il massacro c’è stato, ma non si conosce ancora l’entità della tragedia. Secondo quanto affermato dalla Caritas e riportato dal quotidiano “Herald Scotland” la battaglia per la conquista della città di Duékoué ha lasciato sul campo circa 1000 morti. Solo nella giornata di martedì 29 marzo, rende noto un comunicato della Croce Rossa internazionale, sono stati 800 i morti, uccisi a colpi di pistola o di machete, e sabato 2 aprile, in una cerimonia multireligiosa, è stato celebrato il funerale di centinaia di persone.
Nella complessa ricostruzione degli avvenimenti, sembra accertato che le vittime sono quasi tutti giovani di etnia gueré, sostenitori del presidente uscente Laurent Gbagbo. Autori dell’attacco sarebbero stati militari delle Forze Nuove del Presidente Ouattara, milizie composte per lo più da soldati discendenti dalle famiglie mussulmane originarie del Burkina Faso, che stanno avanzando in tutto il paese.
Prima, durante e dopo le violenze migliaia di civili si sono rifugiati nella missione dei salesiani. Presso l’opera sono presenti attualmente solo due missionari salesiani, che devono far fronte alle richieste di aiuto di circa 20.000 persone. L’ONU sta collaborando all’approvvigionamento della missione, ma le procedure di smistamento non sono agevoli né sufficienti a soddisfare le necessità di tutti.
La battaglia per il futuro della Costa d’Avorio si combatte ora nella capitale, Abidjan. Gli osservatori internazionali danno per imminente la sconfitta di Gbagbo, ma prima di potersi dichiarare vincitore Ouattara deve riuscire a prendere il controllo del Palazzo Presidenziale, della residenza del Presidente e della sede della radio-televisione nazionale. “Senza il controllo di queste tre strutture Ouattara non può imporsi agli occhi degli ivoriani come il legittimo Presidente del Paese” hanno riportato all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale.
Nella capitale sono stati interrotti i servizi di acqua e luce. Anche la TV nazionale, prima utilizzata dalla propaganda pro Gbagbo, attualmente non trasmette più. Nella città, specie nel quartiere presidenziale, proseguono gli scontri, mentre il Presidente Gbagbo è circondato da giovani utilizzati come scudi umani. La soluzione della crisi in Costa d’Avorio non appare rapida.
Pubblicato il 05/04/2011