RMG – Gli studi filosofici e pedagogici per la visione unitaria del salesiano |
Italia – I tirocinanti salesiani si confrontano sul tema dell’evangelizzazione e dell’Europa |
Il periodo del tirocinio, collocato tra il postnoviziato e gli studi di teologia per i candidati al sacerdozio, è un tempo in cui i giovani salesiani si formano alla “vera vita pratica salesiana”. Don Cereda ricorda come sin dall’inizio di questa scelta fu chiesto “ai Direttori delle comunità di fare da padri e prendersi una cura speciale dei loro tirocinanti”.
Il recupero qualitativo di questa esperienza formativa e l’incoraggiamento ai tirocinanti a viverlo “in modo gioioso ed esigente”, sono le finalità principali della lettera.
Don Cereda prosegue presentando ai tirocinanti le origini storiche della pratica del tirocinio, e le motivazioni pedagogiche e formative che spinsero Don Rua a pensarlo come fase autonoma della formazione dei salesiani. “Prima di tale decisione capitolare l’assistenza e la pratica del sistema preventivo venivano svolte insieme agli studi di teologia, rimanendo nelle case. Ciò rispondeva all’esigenza di essere fedeli alla visione originale di Don Bosco che voleva che i suoi salesiani si formassero tra i giovani”.
La lettera continua presentando il tirocinio quale strumento per verificare la propria vocazione, essere testimoni del carisma salesiano, crescere nell’entusiasmo missionario ed anche per imparare a fronteggiare le difficoltà che naturalmente possono occorrere.
Le difficoltà, come la relazione con confratelli e i giovani, la strutturazione della vita religiosa personale, possono trovare la loro soluzione nell’accompagnamento che il tirocinante può trovare nella comunità e nell’Ispettoria.
Don Cereda ricorda ai tirocinanti che la loro esperienza formativa porta alla piena maturazione solo nella dimensione dell’amore: amore verso Dio, verso Don Bosco e i giovani, e verso la comunità.
Il testo completo della lettera è disponibile sul sito sdb.org.
Pubblicato il 25/02/2010