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20/1/2010 - Haiti - La ferita di Haiti
Foto dell'articolo -HAITI - LA FERITA DI HAITI
(ANS – Port-au-Prince) – “Povera Haiti, povera Haiti”. Sdraiato, su un letto dell’ospedale di Santo Domingo, don Attilio racconta con commozione ad Alessandra d’Asaro, giornalista del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS), i suoi lucidi ricordi di quel minuto che il 12 gennaio scorso ha messo in ginocchio Haiti.

Nonostante la situazione in cui è costretto, il salesiano mostra una grande forza, tipica dei preti di frontiera abituati a confrontarsi con la povertà, la violenza e l’ingiustizia sociale. Il suo pensiero corre veloce ai circa 300 ragazzi di strada che si trovavano nella struttura scolastica dei salesiani, nel quartiere Salina di Port au Prince, ad Haiti.

Il numero è incerto, perché, si sa, sulla strada il gruppo non si conta, e il terremoto non fa eccezione. Qui, i ragazzi avevano un riparo e la possibilità di sperare in un futuro migliore: allontanarsi dalle insidie della strada, studiare e imparare un mestiere, come si fa nelle scuole salesiane sparse per tutto il mondo.

Nelle Piccole Scuole di Padre Bonhen, animate dai Salesiani, il silenzio è spettrale. I ragazzi e il sig. Sanon che, con loro ha perso la vita, sono stati seppelliti in una fossa comune vicino alla scuola. Tra le rovine, pagine di quaderni alzate lievemente da un vento caldo, sedie, matite colorate, pagelle lasciate a terra dal terremoto tra la polvere e i sassi.

Macerie su macerie, confusione di piani divelti. Dai muri di recinzione crollati entra chiunque e prende di tutto, la riserva dei bicchieri di carta, sedie rotte, stivali abbandonati e quei fogli di carta. Nella frenesia si passa su quelle che sembrano essere macchie d’acqua stagnanti. “Si tratta del grasso lasciato dai cadaveri”, precisa don Pierre Lephène, il salesiano della comunità di Enam, “Basterebbe ricostruire il muro per evitare tanto scempio e per aumentare la sicurezza, sempre troppo poca in queste circostanze”.

Il governo di Haiti è stato ferito al suo interno, molti ministri sono morti durante il terremoto, e il palazzo presidenziale è crollato completamente. Il Presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, ha affidato i primi interventi alla confinante Repubblica Domenicana, ma, nel frattempo, la priorità dovrà coprire gli aiuti alimentari e sanitari.

“In questa tragedia, continua don Lephène, ci commuove la solidarietà che arriva da tutto il mondo”. Alla scuola una poderosa squadra della protezione civile, giunta da tutta l’America Latina, sta lavorando giorno e notte sperando di trovare ancora qualcuno sotto le macerie, vivo o morto.

Mani alzate per accaparrarsi la razione di acqua distribuita dai camions che percorrono una città trafficata e rumorosa per il fragore degli aerei e degli elicotteri. Tendopoli improvvisate sui lati delle strade, mentre, nonostante tutto questo, i salesiani continuano il loro lavoro, non dimenticando mai la capacità di sorridere anche di fronte a tragedie come queste.

Nella sezione audio del sito di ANS è disponibile una intervista radiofonica, in italiano, ad Alessandra d’Asaro per l’Agenzia Italiana Risposte Emergenze (AGIRE).

Pubblicato il 20/01/2010

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