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30/10/2015 - RMG - “Non far morire la speranza”. Intervista a don Nicola Ciarapica sul futuro dei giovani della Liberia nel post-Ebola
Foto dell'articolo -RMG – “NON FAR MORIRE LA SPERANZA”. INTERVISTA A DON NICOLA CIARAPICA SUL FUTURO DEI GIOVANI DELLA LIBERIA NEL POST-EBOLA

(ANS – Roma)“I Salesiani hanno fatto vedere con i fatti che, nonostante tante difficoltà, solo la dedizione e l’amore hanno potuto vincere l’Ebola, hanno potuto vincere la morte, anche se chi amava moriva!”. È quanto ha detto in un’intervista ad ANS don Nicola Ciarapica, in questi giorni a Roma per la VIII Corsa dei Santi, che sostiene il progetto della Fondazione DON BOSCO NEL MONDO “Orfani di Ebola”, per il futuro dei giovani della Liberia nel post-Ebola.

di Andrés Felipe Loaiza, SDB

Come vede il futuro per i giovani della Liberia?

Il futuro non era tanto brillante prima: poche opportunità dignitose di lavoro, di avere uno stipendio per crearsi una famiglia e vivere una vita dignitosa. Il futuro rimane incerto, preoccupante. C’è bisogno di spirito d’iniziativa, di essere meno passivi nel loro modo di vivere. C’è bisogno di dare formazione di base, qualificazione e professionalità. C’è bisogno di creare più possibilità d’impiego. Tutto questo per non rimanere bloccati da questa situazione.

In che modo questo progetto “Orfani di Ebola” della Fondazione DON BOSCO NEL MONDO aiuterà i giovani della Liberia?

Ci aiuta perché crea coinvolgimento. Tanti saranno invitati a fare un camino insieme, ad accompagnare i ragazzi, i bambini, i giovani della missione. Vogliamo creare, da tanti rivoli, un fiume d’acqua per arginare l’emergenza, per assicurare cibo, educazione, acceso alla salute, a chi – a causa dell’Ebola – ha perso i genitori o chi li cresceva; vogliamo aiutare i figli di mamme single. È necessario preparare questi ragazzi che si trovano più in difficoltà, prepararli per la vita.

In che modo è possibile vivere il carisma salesiano in queste situazioni di emergenza?

I Salesiani in Liberia e Sierra Leone hanno ricevuto da Don Bosco un supplemento di coraggio e creatività. Abbiamo abbandonato, in parte, il piano di lavoro che avevamo in programma: ordinazioni sacerdotali rimandate, anno scolastico, attività oratoriana, formazione degli aspiranti… tutto rivisto. In pratica i Salesiani hanno purificato la fede (…) non tanto nel senso di “ho bisogno di Dio”, ma per manifestare il nostro desiderio di Lui.

Non far morire la speranza. Quando gli aiuti ancora non partivano, un gruppo di 40 animatori salesiani si è organizzato per informare, prevenire, distribuire materiale sanitario, cibo alle famiglie, a le persone in isolamento, accogliere i sopravvissuti… così si vive la speranza; certamente questo ci dice, “non tutto è finito, anzi, c’è chi crede ancora nella vita!”.

I Salesiani hanno fatto vedere con i fatti, che nonostante tante difficoltà, solo la dedizione e l’amore hanno potuto vincere l’Ebola, hanno potuto vincere la morte, anche se chi amava moriva! In questa situazione di emergenza i salesiani hanno dovuto reinventare la loro azione particolare, nel momento.

Siamo vicini alla apertura dell’Anno Santo. Che significa vivere la “Misericordia” davanti a realtà come l’epidemia di Ebola?

Le parole “farsi vicino, camminare insieme, condividere i pesi, donarsi con l’amore…” sono parole che dovrebbero diventare sempre più vita! E imparare da Dio che fa il primo passo, che vuole la vita. Imparare da Cristo e dallo Spirito che danno il coraggio che fa vincere le paure, che dà forza, guarisce, ristora, come vita che porta alla gioia… Sono tutti elementi che in pratica ci fanno vivere la misericordia.

Pubblicato il 30/10/2015

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