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17/10/2015 - RMG - Giornata Missionaria Mondiale: una testimonianza
Foto dell'articolo -RMG – GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE: UNA TESTIMONIANZA
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(ANS – Roma) – “Nella mia vita ho incontrato molte persone che hanno dedicato tutta la loro vita per annunciare il Vangelo, in modo esplicito o tramite i servizi che rendono. Volevo anche io fare lo stesso”.

di Joseph Kunle Ogundana, SDB

Anche se la mia chiamata alla vita missionaria era piuttosto evidente già durante il noviziato in Ghana, la prima volta che ho considerato di andare in missione risale a quando il primo missionario nigeriano è stato inviato in Sudan nel 2007.

Durante il post-noviziato, in varie occasioni ho avuto il privilegio di fare l’apostolato nei villaggi. Ero commosso dalla semplicità e disponibilità degli abitanti a servire Dio. In diverse occasioni mi sono chiesto: “perché non rimango con la gente del villaggio?” Intanto ho continuato il mio discernimento e durante l’ultimo anno di post-noviziato ho espresso il mio desiderio e la mia disponibilità al Rettor Maggiore, che mi ha inviato in Bangladesh nel 2012.

Il mio arrivo in Bangladesh è stato come una seconda nascita. Imparare da zero praticamente tutto – la cultura, la lingua, il cibo - non è stato facile; tuttavia il Bangladesh si è rivelato la missione che avevo sempre desiderato. Qui servo le persone che sono veramente bisognose. Devo dire che la loro semplicità mi aiuta costantemente a fare un sincero esame di coscienza. E più ancora sperimento la gioia di essere in una comunità salesiana dove c’è la fraternità, l'ottimismo e l'allegria.

Qualcuno può chiedere: “Perché essere missionario ‘ad exteros’ mentre ci sono persone in Nigeria che non hanno ancora abbracciato il Vangelo?” Beh, prima di tutto penso che il Signore mi chiama personalmente a essere un missionario e non rispondere a questa chiamata significherebbe essere come il profeta Giona che ha cercato di fuggire dalla chiamata di Dio. In secondo luogo, mi sono reso conto, in questi pochi anni, che l’essere in missione ha nutrito non solo la mia fede e quella di coloro ai quali sono stato inviato, ma è diventato anche un importante strumento di evangelizzazione per la mia gente, la comunità cristiana da dove provengo.

Un tipico nigeriano, per impostazione predefinita, penserà solo di emigrare per pascoli più verdi. Allora partire volentieri per lavorare in un posto difficile con problemi socio-politici, economici e religiosi diventa una catechesi missionaria pratica. Inoltre la Nigeria è stata benedetta con molti grandi missionari e con fiorenti vocazioni locali. Forse una più grande generosità missionaria dalla Nigeria potrebbe essere un modo appropriato per dire ‘grazie’ ai primi missionari che hanno considerato che valeva la pena sacrificare la propria vita per noi!

Sicuramente devo affrontare delle sfide quotidiane e una immersione totale in un nuovo contesto culturale richiederà diversi anni. Ma io tengo a cuore il consiglio del mio Maestro di noviziato: “Si, soffrirai, ma la tua sofferenza sarà simile a quella di un seme piantato nel terreno, che muore per crescere e portare frutti per il bene di tutti”. Infatti, è nella partecipazione alle sofferenze di Cristo che noi sperimentiamo la gioia più grande!

Pubblicato il 17/10/2015

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