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16/10/2015 - Spagna - Don Alejandro León, missionario SDB: “ho un passaporto e la possibilità di scegliere, ma non me ne vado dalla Siria, perché è la mia famiglia”
Foto dell'articolo -SPAGNA – DON ALEJANDRO LEÓN, MISSIONARIO SDB: “HO UN PASSAPORTO E LA POSSIBILITÀ DI SCEGLIERE, MA NON ME NE VADO DALLA SIRIA, PERCHÉ È LA MIA FAMIGLIA”

(ANS – Madrid) – “I numeri possono dire e non dire. Oggi si parla di 250.000 morti nel conflitto in Siria, ci sembrano un orrore, un’enormità. Ma se parlassimo di 25.000 morti, questa cifra ci scandalizzerebbe ugualmente”. Così si è presentato ieri, giovedì 15 ottobre, don Alejandro León, missionario salesiano in Siria, ad una ventina di media spagnoli, presso la sede di “Misiones Salesianas” a Madrid. E per illustrare cosa significa ogni morto nel conflitto e come la morte fisica significhi molte altre morti, ha raccontato la storia di un animatore dell’oratorio salesiano.

Uno dei nostri giovani, di circa 24 anni, aveva appena completato i 5 anni della laurea in Giurisprudenza, era stato accettato per fare la formazione e diventare giudice e doveva sposarsi entro una settimana, quando uno delle centinaia di missili che cadono tutti i giorni su Damasco lo ha ucciso. Sì, è morto lui, ma potete immaginare cosa è significato per i suoi genitori la morte del loro unico figlio? Potete immaginare cosa è significato per la sua futura moglie, per i suoi amici, tra cui mi annovero anch’io, e per gli adolescenti che accompagnava nel centro salesiano? Io lo so: era un esempio per loro, aveva realizzato il suo sogno e gli si spalancavano davanti le porte di un futuro migliore. Ora questi ragazzi mi chiedono a che cosa serve studiare se quella è stata la fine del loro animatore e soprattutto se questa sarà sicuramente la loro fine ... Se si desidera ottenere le cifre reali di questo conflitto, prendete questo caso e moltiplicatelo per 250.000”.

Così ha detto questo missionario venezuelano 36enne, a Damasco da fine 2010, dove ha compiuto la sua missione guidando il Centro giovanile accanto ai bambini e ai giovani che soffrono le conseguenze della guerra. Ora, come Economo dell’Ispettoria del Medio Oriente (MOR) commenta: “i genitori devono scegliere tra il mandare i figli a scuola, mettendo a rischio la loro vita, o non permettere loro di uscire di casa e mettere a rischio il loro futuro”.

La guerra in Siria dura da oltre 4 anni, ed è una guerra che è stata venduta in vari modi. Don León mostra la sua delusione al sentir parlare di guerra civile: “da un lato stanno combattendo persone di oltre 80 paesi diversi, in nessun dizionario questa è mai stata considerata come guerra civile. La Siria è una scacchiera e i Siriani sono i pedoni che si uccidono l’un, l’altro. Oggi, quattro anni dopo, tutti i Siriani hanno un morto da piangere, un morto da vendicare, forse oggi, sì possiamo parlare di un conflitto tra siriani, ma lo hanno provocato i 4 anni di guerra”.

La copertura dei media europei sulla guerra in Siria ha vissuto fasi distinte. Con l’arrivo dei rifugiati in Europa sembra che sia tornata l’attenzione sul conflitto che affligge il Medio Oriente; tuttavia don León aiuta a contestualizza tale realtà: “gli adulti non vogliono lasciare il paese e se lo fanno è per i loro figli. O forse credevate che qualcuno con una carriera universitaria dignitosa vorrebbe lasciare il suo paese per raggiungere un altro in cui diventerà un analfabeta?”.

E, convinto nella sua missione, il salesiano afferma: “non me ne vado dalla Siria, perché è la mia famiglia e uno non lascia la sua famiglia in mezzo alla guerra".

Ulteriori informazioni e cifre sulla situazione in Siria sono disponibili sul sito di Misiones Salesianas.

Pubblicato il 16/10/2015

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