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9/4/2015 - Siria - La tragedia di Yarmuk
Foto dell'articolo -SIRIA – LA TRAGEDIA DI YARMUK

(ANS – Damasco) – Come sempre nelle guerre a pagare il prezzo più alto sono i più deboli. Lo stanno a dimostrare, se ce ne fosse stato bisogno, i tragici avvenimenti che hanno luogo in queste ore nel campo profughi di Yarmuk, alle porte di Damasco, dove circa 18.000 rifugiati palestinesi, tra i quali 3.500 bambini, sono intrappolati tra il fuoco dell’esercito regolare siriano e l’avanzata dei ribelli.

“Al di là del disumano”, così Chris Gunnes, portavoce dell’organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), ha definito la situazione della popolazione nel campo rifugiati  di Yarmuk, alla periferia di Damasco. “Non c’è cibo, non c’è acqua e pochissime medicine… La gente è rinchiusa in casa, e i combattimenti infuriano per le strade. Tutto questo deve finire e i civili devono essere evacuati.”

Da parte sua, Pierre Krahenbuhl, Commissario Generale UNRWA, in una informativa al Consiglio di Sicurezza, ha dichiarato  che i rifugiati nel campo sopravvivono con razioni di cibo di 400 calorie al giorno, meno di un quarto di quanto sarebbe indispensabile secondo OMS,  l’organizzazione mondiale della sanità. E l’ultima consegna di cibo è avvenuta 10 giorni fa, il 29 marzo.

Mentre ormai la battaglia è arrivata proprio all’interno di Yarmuk, con i ribelli che secondo varie fonti commettono atrocità sui civili, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha chiesto la creazione di un corridoio umanitario per garantire “la protezione dei civili, l’assistenza umanitaria e di salvare vite”.

Sempre a tal fine varie organizzazioni non governative italiane, tra cui il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS), hanno invocato dal governo italiano un intervento urgente per sostenere gli sforzi dell’UNRWA. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, dopo un vertice trilaterale con i ministri di Egitto e Algeria ha stabilito lo stanziamento di 1,5 milioni di euro per i bambini palestinesi intrappolati nel campo.

Intervenendo al Consiglio per i Diritti dell’Uomo a Ginevra, lo scorso 17 marzo, mons. Silvano Tommasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, aveva richiamato la terribile condizione dei minori nei campi profughi, i quali “al di là delle immense tragedie che li colpiscono” vedono a rischio anche il loro futuro a causa dell’assenza o della perdita dei documenti che diano loro i diritti minimi, dell’assenza di educazione e della separazione dalle loro famiglie. “Se la violenza non finisce e non si riprende il ritmo normale dell’educazione e dello sviluppo, questi bambini rischiano di diventare una generazione perduta”.

Mentre Papa Francesco ha aggiunto ieri durante l’Udienza Generale: “Ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per strada mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza cure mediche, è un grido che sale a Dio e che accusa il sistema che noi adulti abbiamo costruito”.

Pubblicato il 9/04/2015

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