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27/11/2014 - RMG - “Gli impegni e le gioie di un missionario in Belgio”
Foto dell'articolo -RMG – “GLI IMPEGNI E LE GIOIE DI UN MISSIONARIO IN BELGIO”

(ANS – Roma) – Da venerdì 28 a domenica 30 novembre si terrà presso la Casa Generalizia l’Incontro degli Ispettori salesiani d’Europa, il cui tema trasversale sarà l’“interculturalità” nei diversi settori: Pastorale, Missioni, Formazione e Comunicazione Sociale. In vista di quest’incontro, l’ANS vuole offrire la testimonianza di Antonio Berek, 30 anni, salesiano indonesiano missionario in Belgio, che tra le altre cose afferma: “ho scoperto che in questa società secolarizzata, materialista e razionalista l’amicizia apre la strada al primo annunzio di Cristo”.

Durante il mio prenoviziato ho letto un brano da Isaia 6,8: “Io udii la voce del Signore che diceva: ‘Chi manderò e chi andrà per noi?’. E io risposi: ‘Eccomi, manda me!’”. Più tardi, nella preghiera, ho fatto mia la risposta di Isaia: “Eccomi, Signore, manda me!” Ho condiviso il mio desiderio missionario con il maestro dei novizi per tre volte ‘per condividere l'amore di Dio con altre persone come missionario salesiano, sia nel mio paese o al di fuori del mio paese!’ La risposta, però, era sempre la stessa: ‘Perché vuoi diventare un missionario all'estero? L’Indonesia ha bisogno di missionari’”!

Nel corso del tempo, non potevo più rifiutare la voce di Dio che mi chiamava a diventare un missionario ‘ad extra’. Pertanto, ho espresso ancora una volta il mio desiderio al direttore nel postnoviziato ma ho ancora avuto la stessa risposta: “L’Indonesia ha bisogno ancora di molti missionari”. Questo non ha smorzato il mio desiderio missionario. Ho anche pensato che, sebbene l’Indonesia ha bisogno di missionari, qui ci sono vocazioni, mentre altre Ispettorie Salesiane così come altre parti della Chiesa hanno bisogno di operai nella vigna del Signore. Così, durante il mio secondo anno nel postnoviziato (senza il permesso del mio direttore) ho deciso di scrivere direttamente a don Francis Alencherry, allora Consigliere per le Missioni. Due mesi più tardi mi ha risposto dicendo di prepararmi per essere missionario.

Nel 2010 durante la sua visita in Indonesia ho parlato del mio desiderio missionario a don Václav Klement, che allora era il nuovo Consigliere per le Missioni. Un mese dopo mi scrisse dicendomi che sarei stato inviato come missionario in Belgio. Ero molto entusiasta all’idea di realizzare finalmente la mia vocazione missionaria. Ormai sono passati 4 anni da quando sono arrivato. Nel corso di questi anni, come tutti i missionari in tutto il mondo, ho fatto un grande sforzo per imparare la lingua (il fiammingo), per poter comunicare con la popolazione locale. Ho dovuto adattarmi anche al cibo, al clima, alla mentalità, e al loro modo di vita. Ho fatto il mio tirocinio qui ed ora sto studiando Teologia a Lovanio.

Vivere in Belgio non è così semplice. Ogni momento è una sfida che cerco di affrontare con fede e gioia. Il secolarismo, il materialismo e il razionalismo pongono sfide enormi. Il loro impatto sulla società attuale spesso limita le possibilità del discorso sulla religione, su Dio e sulla fede, soprattutto tra i giovani. In realtà mi sono reso conto che per la maggior parte dei giovani in Belgio questi argomenti sono considerati irrilevanti temi di conversazione. Questo ambiente secolarizzato colpisce in modo simile anche noi missionari salesiani. Se non abbiamo una profonda spiritualità rischiamo di essere solamente lavoratori sociali. Anche peggio, noi stessi potremmo vivere uno stile di vita secolarizzata.

Allora, come possiamo annunciare il Vangelo in Belgio? Vorrei condividere la mia esperienza. Un giorno, alcuni giovani mi avevano visto giocare a calcio e mi hanno chiesto se ero un giocatore di calcio; “No” ho detto loro, “Io sono un salesiano”. “Che cosa è un salesiano?” chiese uno di loro. “Un salesiano è un religioso, sacerdote o coadiutore”. “Cosa fai qui?” chiese un altro. Gli ho detto: “Io sono un missionario”. “Che cosa? Un missionario in Belgio! Non ti sembra strano questo?” risposero con sorpresa. Così gli ho risposto: “Io sono un vero moderno missionario!” Tuttavia, attraverso questo semplice incontro sono diventato loro amico. Ora, stiamo cominciando a parlare di religione, della fede e di Dio. Mi hanno anche accettato come missionario. Anzi, ho scoperto che in questa società secolarizzata, materialista e razionalista l’amicizia apre la strada al primo annunzio di Cristo.

Sono molto felice di essere un missionario qui in Belgio. Con l'aiuto delle vostre preghiere un giorno la nostra testimonianza missionaria e lo sforzo per favorire il primo annunzio produrranno frutti abbondanti!

Questa e altre testimonianze sono pubblicate su disponibili su Cagliero 11 (il Bollettino del Dicastero per le Missioni), sul sito sdb.org.

Pubblicato il 27/11/2014

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