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15/10/2014 - Guinea - La testimonianza dei missionari morti a causa dell’Ebola è “ammirevole”
Foto dell'articolo -GUINEA – LA TESTIMONIANZA DEI MISSIONARI MORTI A CAUSA DELL’EBOLA È “AMMIREVOLE”
Fotografia disponibile in Image Bank

(ANS – Siguiri) – Missionario dal 1992, don Rafael Sabé sta assistendo in prima persona all’epidemia di Ebola in uno dei paesi colpiti, la Guinea Conakry, dove è membro del Gruppo di Prevenzione Anti-Ebola per la regione Siguiri – équipe che riunisce rappresentanti delle autorità civili, mediche, imprenditoriali e religiose della zona. In un’intervista pubblicata da Zenit, il missionario offre vari spunti per comprendere la natura del virus, racconta che a Siguiri si prega per Teresa Romero –  l’infermiera spagnola rimasta contagiata – e ribadisce che l’amore può vincere la paura.

Don Sabé riporta anche vari aspetti della sua vocazione missionaria, rivelando che fu la formazione ricevuta dai genitori ad aver portato lui e sua sorella a intraprendere la vita religiosa e a mettere la donazione di sé e la carità al centro delle loro vite.

Da quando si trova in Africa e, nello specifico, in Guinea Conakry?
Don Sabé: Dopo aver completato gli studi di Diritto ho sentito nel cuore il desiderio di seguire le orme di Don Bosco, come salesiano. È dal 1992, quando fui assegnato ad Abidjan. Fino al 2006 sono stato in Costa d’Avorio, nelle città di Abidjan, Duékoué e Korhogo. Nel 2006 sono stato inviato a Kara, Togo. E infine, nel 2012, sono arrivato in Guinea Conakry, a Kankan e a Siguiri.

In cosa consiste il Gruppo di Prevenzione Anti-Ebola? Per quale motivo la Guinea Conakry è uno dei paesi che sta riuscendo meglio a controllare il virus?
Don Sabé: È un gruppo formato dalle forze vive di un territorio: autorità locali (sindaci, deputati), autorità sanitarie (medici, infermieri), rappresentanti della polizia, rappresentanti delle imprese e autorità religiose – come lo sono l’Imam per i musulmani e il sacerdote per i cristiani. In questo senso io sono un rappresentante cristiano nella regione di Siguiri. Questo gruppo segue direttamente l’evoluzione dell’Ebola nella regione. Facciamo riunioni periodiche per riflettere congiuntamente sulle soluzioni da prendere.

Perché è difficile che la gente accetti la realtà del virus Ebola?Don Sabé: Per attaccarlo bisogna trovare i malati, isolarli completamente e in caso di morte, si deve seppellirli direttamente. E questo provoca un’opposizione nella popolazione. Nella tradizione africana, la morte è uno dei momenti più importanti nella vita dell’uomo. Bisogno onorare i propri defunti. So di una famiglia che nelle cerimonie funebri ha perso nove membri a causa dell’Ebola e molti sono stati infettati, anche se sono stati curati. Ecco perché il Gruppo di Prevenzione fa suo il lavoro di sensibilizzazione.

Come appare la reazione dell’Europa vista da lì?Don Sabé: La gente in Africa è sorpresa per le reazioni di panico che esistono in Spagna. Qui in Guinea si contano circa 778 morti, ma non si è avuto il terrore spagnolo. È certo che in Africa si vive molto da vicino la sofferenza, e questo forgia il carattere. Pochi giorni fa ho sepolto una bambina di 5 anni, morta di malaria. I fratelli della ragazza erano tutti presenti. C’erano lacrime di dolore al funerale, lacrime d’amore, ma non disperazione.

Potete trovare l’intervista completa – in spagnolo – sul sito di Zenit.

Pubblicato il 15/10/2014

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