(ANS – Roma) – La Nigeria quale paese della speranza, con circa 110 milioni di persone sotto i 25 anni, la seconda economia del continente e numerose risorse ancora da far fruttare al meglio. Questa è la rappresentazione del paese che emerge nella seconda parte dell’intervista a don Silvio Roggia, Vicario dell’Ispettoria dell’Africa Occidentale Anglofona, e al sig. Paolo Vaschetto, Economo ad Ibadan.
Don Silvio, lei arrivò in Nigeria nel 1997. Com’è cambiato il paese da allora?
La Nigeria è “il gigante” dell’intera Africa Occidentale, sia salesiana, sia in generale. Negli anni che vi risedetti (1997-2005) ci fu una grande evoluzione, oggi è un paese completamente diverso da quando vi arrivai. All’epoca c’era la dittatura di Sani Abacha, poi un po’ per volta è iniziato un processo di democrazia e insieme a questo sono arrivate tante novità economiche e sociali, che si vedono anche nel quotidiano, nei trasporti, nella pulizia… E in quest’ultimi anni sono diventati fondamentali anche internet e le tecnologie mobili.
Il motore principale, economicamente è il petrolio, com 2,5 mln di barili estratti al giorno. Poi è un paese ricchissimo di varietà e complessità: 170 milioni di cittadini, diversi gruppi etnici, oltre 500 lingue…
Ora che, come Vicario, risiedo in Ghana, ogni volta che vado in Nigeria ho la percezione di un grande potenziale: soprattutto per la presenza di giovani. Questa è un’occasione per noi: “Don Bosco” è un nome popolare, lo era già da prima del nostro arrivo, in quelle zone di antica presenza cristiana, e il Sistema Preventivo è di casa.
Sig. Paolo, lei come percepisce questi grandi cambiamenti?
C’è veramente una grande evoluzione. Essendo la Nigeria una Repubblica Federale, molti stati si sono mossi in maniera autorevole e autonoma: quello di Lagos, ad esempio, grazie ad una buona amministrazione, vede una condizione ambientale nettamente migliorata rispetto al passato; e questo ha creato emulazione e si vedono risultati evidenti.
Socialmente, l’arricchimento ha toccato i segmenti più agiati, la classe media non è ancora sorta, mentre i poveri sono veramente tanti e purtroppo per loro non si fa molto, non c’è ancora un vero progetto per sradicare la povertà.
In ogni caso i giovani della Nigeria – e di tutta l’Africa Occidentale – sono molto simili ai loro coetanei a livello globale, non fosse altro per il fatto di avere un telefono sempre in tasca e in comunicazione con tutto il mondo. Certamente il “sogno americano” è molto attraente per loro: gli Stati Uniti, ma anche l’estero, in generale, rappresentano un sogno, perché c’è molta disoccupazione.
Noi salesiani, perciò, cerchiamo di rispondere attraverso l’educazione: quella tecnica, che crea le figure tecniche intermedie adatte per le – poche – industrie presenti. E poi l’educazione ai media, dato che ormai i ragazzi vengono educati dai mass media. Abbiamo avviato programmi di comunicazione sociale: pagine sui social network, riviste, documentari e l’esperienza dell’art. 43 – con uno studio audiovisivo – che sta andando molto bene, perché parla ai giovani nel loro linguaggio ed è accessibile e condivisibile in rete. E così anche la rivista “Youth.com”, che cerca di avvicinare i giovani ai valori, al rispetto della vita, alla teologia del corpo di Giovanni Paolo II.
Qual è il futuro per i Salesiani in Nigeria?
Don Silvio Roggia: anche per noi salesiani è un paese pieno di prospettive: attualmente nella nostra Ispettoria abbiamo 16 novizi, 22 prenovizi… e la maggior parte vengono della Nigeria. E la nostra presenza si sta radicando nel servizio ai ragazzi più poveri, con opere per i ragazzi di strada, scuole tecniche, parrocchie popolari…
Pubblicato il 20/05/2014