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12/4/2008 - RMG - CG26: Il discorso conclusivo del Rettor Maggiore
Foto dell'articolo -RMG – CG26: IL DISCORSO CONCLUSIVO DEL RETTOR MAGGIORE

(ANS – Roma) – Con l’ultima assise di questa mattina si è concluso ufficialmente il Capitolo Generale 26 dei Salesiani.

 

Radunati nell’Aula Magna del Salesianum, i 232 salesiani provenienti da 129 nazioni, hanno ascoltato con attenzione il discorso di chiusura del Rettor Maggiore, Don Pascual Chávez. Cinque i punti da lui sviluppati.

Dopo aver ripercorso brevemente la cronaca del Capitolo, il Rettor Maggiore ha presentato alcuni elementi per una lettura profetica di quanto vissuto e, soprattutto, del documento finale che presto verrà consegnato ad ogni comunità. “Ritengo che il documento finale sia davvero buono e costruttivo, … Spetta ora a ciascuna Regione ed Ispettoria il lavoro di contestualizzare le grandi linee di azione, con i conseguenti interventi, per renderle più rispondenti alle situazioni e alle sfide concrete”. Don Chávez ha ricordato che il CG26 si è celebrato, come detto dal Papa durante l’udienza privata del 31 marzo, “in un periodo di grandi cambiamenti sociali, economici, politici; di accentuati problemi etici, culturali ed ambientali; di irrisolti conflitti tra etnie e nazioni”.

Il Rettor Maggiore ha poi offerto alcune chiavi di lettura del documento. La prima è un invito ai salesiani a ripartire da Cristo e da Don Bosco; “Abbiamo bisogno di un incontro con il Signore che venga a parlarci al cuore, che ci aiuti a ritrovare le nostre migliori energie, quelle che scaturiscono dal cuore; che venga … a spronarci ad un cammino nel segno della fedeltà all’alleanza, ordinando la nostra vita personale, comunitaria ed istituzionale secondo i valori del Vangelo e secondo il carisma di Don Bosco”.

La seconda, la “missionarietà”, è data “dalla passione per la salvezza degli altri, dalla gioia di condividere l’esperienza di pienezza di vita in Gesù”. Registrando in Congregazione una crescente sensibilità e preoccupazione per il mondo dell’emarginazione e il disagio dei giovani, il Rettor Maggiore ha indicato nelle nuove frontiere la terza chiave di lettura del documento finale: “Si tratta di frontiere non solo geografiche, ma economiche, sociali, culturali e religiose. Qui dobbiamo agire con il criterio che guidò le scelte di Don Bosco, vale a dire, ‘dare di più a chi ha avuto di meno’”. Punto di riferimento, ancora una volta, è Don Bosco che ebbe la capacità di saper leggere la realtà sociale, proponendo con fantasia pastorale una profonda azione trasformatrice.

Terzo punto del discorso è stata la presentazione delle “Linee di azione” scelte dai capitolari per ciascuno dei cinque nuclei tematici e che indicano sinteticamente le principali priorità che la Congregazione intende affrontare nel prossimo sessennio. “Esse saranno – ha detto Don Chávez - il ‘messaggio concreto’ del CG26, che dovrà essere studiato e tradotto, a livello pastorale, nei diversi contesti, individuando anche criteri di verifica ed elementi di valutazione”. È ritornato anche sul “progetto Europa”, già al centro dell’attenzione del capitolo, “Oggi, più che mai ci rendiamo conto che la nostra presenza in Europa va ripensata. L’obiettivo – ha detto richiamando quanto già detto durante l’udienza pontificia – è “mirato a ridisegnare la presenza salesiana con maggiore incisività ed efficacia in questo continente. Cercare, cioè, una nuova proposta di evangelizzazione per rispondere ai bisogni spirituali e morali di questi giovani, che ci appaiono un po’ come pellegrini senza guide e senza meta”.

Il quarto punto è stato dedicato a Don Bosco. “Cosa farebbe Don Bosco oggi? Non lo sappiamo! Ma sappiamo che cosa ha fatto ieri e dunque possiamo sapere che cosa fare per agire come lui oggi. È questione di conoscenza ed imitazione”. E ripercorrendo la vicenda pastorale di Don Bosco ha sottolineato la sua identità di “prete-educatore”: “Questo il modello che abbiamo e siamo chiamati a riprodurre il più fedelmente possibile!”

Concludendo Don Chávez ha fatto riferimento al quel “voto d’amore apostolico” emesso da Don Bosco all’indomani della malattia che lo colpì nell’estate del 1846 “Cari figlioli, la mia vita la devo a voi. Ma siatene certi: d’ora innanzi la spenderò tutta per voi”. L’auspicio del Rettor Maggiore ad ogni salesiano e “che i giovani possano trovare in ciascuno di noi (come i ragazzi dell’Oratorio trovarono in Don Bosco a Valdocco) delle persone disponibili a camminare con loro, a costruire con loro e per loro una presenza educativa affascinante e significativa, capace di proposta e di coinvolgimento, propositiva al punto di produrre un cambio culturale”.

Caloroso e forte applauso scaturito al termine del discorso del Rettor Maggiore. Successivamente don Francesco Cereda, Regolatore del Capitolo, ha dichiarato concluso il CG26.

Prima del suo messagio don Chávez, ha ringraziato coloro che hanno lavorato all`interno e a margine del Capitolo perché ogni aspetto  della sua vita, logistico e spirituale, potesse svolgersi nel miglior modo possibile. Ogni capitolare ha ricevuto in dono dal Rettor Maggiore una statua lignea di Don Bosco.
 
Il discorso del Rettor Maggiore è disponibile nella sezione del CG26 su www.sdb.org

Pubblicato il 12/04/2008

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