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24/9/2013 - RMG - Verso la 144ª Spedizione Missionaria Salesiana: l’incontro col sig. Robert Malusa
Foto dell'articolo -RMG – VERSO LA 144ª SPEDIZIONE MISSIONARIA SALESIANA: L’INCONTRO COL SIG. ROBERT MALUSA

(ANS – Roma) – Aveva un buon lavoro, una casa, due barche, una moto, un’automobile... e molto altro ancora negli Stati Uniti. Ma ha deciso di lasciare tutto per servire i giovani bisognosi, dapprima in Sierra Leone e, nel prossimo futuro, in Malawi. Lui è Robert Malusa, 48 anni, salesiano coadiutore dell’Ispettoria degli Stati Uniti Est, uno dei missionari che partirà domenica prossima da Torino con la 144ª Spedizione Missionaria Salesiana.

Com’è nata la tua vocazione?    

Per 10 anni ho lavorato come insegnate in una scuola luterana e ogni anno facevamo un breve “viaggio missionario”, che mi piaceva molto. Dopo l’ultima volta andai dal pastore luterano dell’istituto e gli dissi: “voglio fare tutto questo per più di 9 giorni l’anno”. Mi mostrò varie opportunità, congregazioni, istituti… ma sapendomi cattolico e avendogli detto di voler fare vita comunitaria, mi indicò i salesiani. Non ho voluto più cercare oltre.

E la vocazione missionaria?

Il primo contatto coi salesiani lo ebbi in Sierra Leone, nel 2003. Partii con il gruppo dei Salesian Lay Missioners (SLM) e restai un anno. Poi tornai negli USA e insegnai ancora l’anno successivo, impegnandomi a prendere una decisione definitiva per settembre 2005: sapevo che come SLM potevo stare in Sierra Leone al massimo altri 2 anni, ma io volevo farlo per tutta la vita. Così sono entrato nel prenoviziato di Orange e il primo giorno mi sono detto: “voglio diventare missionario!”.

Qual è stato il tuo impatto con l’Africa?

Sono stato sopraffatto. Sono partito per Lungi come maestro d’inglese e religione, ma poi, per diverse esigenze venni trasferito a Freetown, dove c’erano già altri insegnanti. Così mi è stata data una grande responsabilità, supervisionavo i lavori di costruzione che erano in corso. Passavo molto tempo con i giovani 18-19enni che lavoravano al cantiere.

Cosa può dare un missionario salesiano americano ai giovani del Malawi?

Posso trasmettergli l’idea che la tecnologia, la ricchezza e tutto quello che il mondo pensa sia al massimo livello negli Stati Uniti, non sono le chiavi per la felicità. Dirò loro: “Tu puoi essere felice con quello che hai, la felicità viene da dentro, perché quello che conta sono le relazioni, con Dio e con i fratelli”. L’ho imparato nella mia vita prima di incontrare i salesiani: avevo e facevo tante cose, ma non ero veramente felice.

Pubblicato il 24/09/2013

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