(ANS – Goma) – I bombardamenti flagellano il Nord Kivu, muoiono gli innocenti, la popolazione impaurita lascia i campi profughi, il Centro Don Bosco apre ancora una volta le sue porte, mentre la comunità internazionale promette sostegno e vicinanza. Il direttore del centro salesiano, don Piero Gavioli, scrive dicendo che sono cose già viste nel recente passato, ma aggiunge: “e domani?”.

Mercoledì abbiamo sentito parecchie cannonate, a distanza ravvicinata. Sono durate dalla mattina fino al primo pomeriggio. Poi silenzio, difficile da interpretare.

Una bomba è caduta nel quartiere Ndosho, vicino alla parrocchia San Francesco Saverio. Una bambina di 4 anni è stata uccisa, un bambino ha perso una gamba, un altro un braccio, altri sono stati feriti. Nel pomeriggio un’altra bomba è esplosa vicino allo stesso quartiere, ha ucciso un ragazzo di 11 anni e fatto parecchi feriti. Ci sono state parecchie decine di morti e di feriti tra i combattenti.

Le bombe cadute vicino ai campi di Mugunga hanno provocato la fuga di molti abitanti del campo: secondo France-Presse 30.000 sfollati sarebbero scappati dai campi. Pensiamo molti di questi verranno a cercare rifugio al Centro Don Bosco.

Ieri mattina (ndr, 22 maggio), quando il rumore delle bombe è diventato insistente, abbiamo rinviato i bambini a casa. Con altri preti, nella grande sala che serve da cappella, stavamo confessando gli alunni, in preparazione alla festa di Maria Ausiliatrice. Quando una bomba ha fatto un po’ troppo rumore, un ragazzo ha intonato un canto in swahili che tutti hanno ripreso con fervore: “Bwana Yesu Mchunga wangu… Signore Gesù, mio pastore, custodiscimi vicino a te, togli della mia vita la paura, fammi arrivare nella città celeste della gioia e della pace…”.

In Spagna ci sono gli “indignados” contro l’esclusione sociale. In Francia c’è il movimento dei “veilleurs” contro il matrimonio omosessuale. Sogno che ci siano dappertutto nel mondo degli indignati che si alzano per protestare contro l’esclusione del diritto alla vita ed alla pace di milioni di bambini ed adulti. Non possiamo abituarci a queste cose, possiamo almeno vegliare, nella preghiera e nella manifestazione visibile del nostro disaccordo.

Giovedì, l’M23 ha decretato una tregua per permettere la visita a Goma di Ban Ki-moon, il Segretario Generale dell’ONU. Nel corso della visita, di 3 ore, Ban Ki-moon ha manifestato il sostegno della comunità internazionale alla Repubblica Democratica del Congo (RDC) sottolineando che non si più aspettare per affermare nell’area sicurezza, rispetto dei diritti umani, salute, educazione, tutela dei minori e delle donne… Ma resteranno solo parole, o sarà un programma rispettato da tutti?

Oggi (ndr, 23 maggio), di fatto, la tregua è stata rispettata, abbiamo potuto svolgere le attività normali, rispettare l’orario scolastico completo, giocare le finali di un torneo organizzato in occasione della festa di Maria Ausiliatrice. Anche in città la maggior parte delle scuole, banche, negozi sono stati aperti.

Il Centro Don Bosco è stato scelto dal coordinamento degli aiuti umanitari per accogliere provvisoriamente i profughi. Si pensa a 10-15 giorni: se la guerra si risolve, gli sfollati potranno tornare a casa loro; altrimenti saranno convogliati verso campi più grandi e meglio organizzati. Abbiamo messo a disposizione i tre grandi campi di calcio che circondano il Centro. Le varie ONG umanitarie pianteranno tende, scaveranno latrine, porteranno cibo e acqua. Monica, operatrice del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, assicurerà il coordinamento delle varie iniziative di aiuto.

Domani, non sappiamo cosa capiterà. Sappiamo che il Buon Pastore e Maria Ausiliatrice ci custodiranno nella loro misericordia.

Pubblicato il 24/05/2013