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24/5/2013 - Pakistan - La realtà salesiana nel paese: lo stato dell’arte
Foto dell'articolo -PAKISTAN – LA REALTÀ SALESIANA NEL PAESE: LO STATO DELL’ARTE
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(ANS – Lahore) – A distanza di dieci mesi dalle Giornate di Studio sulla presenza salesiana tra i musulmani, don Václav Klement, Consigliere per le Missioni Salesiane, ha visitato dal 14 al 21 maggio le due presenze in Pakistan, a Lahore e Quetta. Si è trattato della quarta visita in 10 anni che il Consigliere ha compiuto nel paese.

Il frutto principale di questa visita è stata la tabella di marcia per il 2020, che ha aiutato a chiarire le linee operative per il futuro della presenza salesiana. Tre le priorità individuate:

  1. consolidare le comunità,
  2. far crescere il senso d’appartenenza – nonostante la distanza – verso l’Ispettoria delle Filippine sud alla quale le due comunità appartengono,
  3. curare le vocazioni e la qualità della formazione.

Nei colloqui con i 5 salesiani (3 missionari e 2 pakistani) i 6 candidati, i 100 docenti, gli educatori, gli exallievi e i giovani delle opere salesiane, don Klement ha potuto notare quanto intenso sia stato lo sviluppo della presenza salesiana rispetto alla sue visite precedenti.

L’avvio della presenza salesiana in Pakistan risale a 22 anni fa, quando l’allora Nunzio apostolico in Pakistan, mons. Luigi Bressan, chiese al VII Successore di Don Bosco, Don Egidio Viganó, di aprire una presenza. Nel 1995 arrivò l’approvazione della presenza salesiana nel paese, e il 26 agosto 1998 giunse a Quetta il primo salesiano, don Pietro Zago.

Fino ad oggi la missione salesiana si è espressa in vari modi, con coraggio e creatività: attraverso una scuola tecnica di qualità (150 allievi), una scuola primaria e secondaria (900 allievi), tre internati (due per ragazzi, uno per le ragazze), assistenza alle 6 scuole per i rifugiati afghani (2700 allievi), un aspirantato per i Salesiani e un altro per le Figlie di Maria Ausiliatrice; una “Salesians Welfare Society” per il lavoro sociale e un oratorio festivo. Gli interventi durante le emergenze naturali – in occasione del terremoto del 2005 o delle alluvioni 2010-2011 – hanno aiutato molto a far conoscere il nome di Don Bosco al livello sociale.

Le due semplici presenze salesiane – “Don Bosco Technical School” a Lahore e il “Don Bosco Learning Center” a Quetta – stanno diventando sempre più un punto di riferimento per la popolazione del paese e oasi di convivenza. Tutte le attività salesiane sono infatti rivolte verso i poveri e gli ultimi, senza distinzione di credo religioso. Il Sistema Preventivo si mostra ancora attuale per trasformare la vita dei giovani e dei loro educatori, anche nella cultura locale. E le vocazioni salesiane – due studenti di teologia, un prenovizio e vari candidati – rappresentano un primo segnale di radicamento del carisma.

Con una presenza di circa 1 milione e 800 mila fedeli, i cattolici rappresentano appena l’1% della popolazione, distribuiti su 7 diocesi e 125 parrocchie. Le forze pastorali contano 250 sacerdoti, 800 religiosi/e affiancati da qualche centinaio dei catechisti laici - molto importanti per loro presenza nei villaggi.

Radicarsi nella cultura islamica del paese – con i 180 milioni di fedeli mussulmani, pari al 97% della popolazione – è una sfida aperta per la comunità salesiana. Si tratta di vincere le difficoltà linguistiche dell’urdu e la condizione di marginalità politica e sociale cui sono relegati i cristiani. Nove missionari hanno lasciato il paese negli ultimi anni. Ma non mancano i motivi di ottimismo: proprio oggi viene inviata la prima edizione della newsletter salesiana “Don Bosco Zinadabad”; molti vescovi fanno richiesta di missionari salesiani nelle loro diocesi, segno della fiducia riposta nel carisma salesiano; e si attende a breve il visto d’ingresso per 4 missionari che hanno già fatto domanda.

Ha detto uno dei ragazzi a don Klement nel corso dell’ultimo incontro: “Lei ci ha chiesto ieri se avevamo mai incontrato Don Bosco. Sì, ora possiamo dirlo che i missionari salesiani sono l’immagine di Don Bosco e che Lui è vivo qui a Quetta. E il seme della sua missione sta crescendo in noi, e un giorno porterà frutto”.

Pubblicato il 24/05/2013

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