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18/6/2012 - Italia - Sacro Cuore: l’amore umano e divino di Gesù
Foto dell'articolo -ITALIA – SACRO CUORE: L’AMORE UMANO E DIVINO DI GESÙ

(ANS – Chiari) – Venerdì 15 giugno, presiedendo le esequie di don Silvio Galli, il Rettor Maggiore ha tenuto nel corso dell’omelia una breve e incisiva catechesi sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù. Una devozione che, propria della tradizione e del carisma salesiano, potrebbe diventare giovanile.

La scomparsa di don Silvio Galli (1927 – 2012) ha lasciato un grande vuoto non solo nella comunità salesiana di Chiari e nell’Ispettoria Lombarda Emiliana, ma anche tra la molta gente che in lui aveva trovato un confessore, una guida spirituale e soprattutto un aiuto; tra questi i membri della Associazione “Auxilium” da lui fondata per servire i più poveri e svantaggiati. Circa seimila le persone che nel giorno precedente il funerale hanno sfilato davanti alla sua salma in segno di affetto e riconoscenza.

Alle esequie, partecipiate da circa tremila persone, sono intervenuti il Rettor Maggiore, don Francesco Cereda, e don Pier Fausto Frisoli, Consiglieri generali per la Formazione e la Regione Italia Medio Oriente.

La data del funerale, coincisa con la festa del Sacro Cuore, sta ad indicare “ciò che egli ha creduto e comunicato, ciò che egli ha vissuto e proposto, cioè che la nostra vocazione è la santità e che si diventa santi facendo quanto Gesù ha detto e ha fatto: ‘amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta la forza’ e ‘il prossimo come noi stessi’”. Una doverosa memoria eucaristica per don Galli “la cui grandezza umana, spirituale e salesiana è stata appunto quella di essersi lasciato amare da Dio, così da diventare egli stesso incarnazione dell’amore di Dio per il prossimo, specialmente i più poveri, i bisognosi, gli emarginati: un autentico Buon Samaritano, come Don Bosco”.

“Tale festa ci mostra infatti che tutto è dovuto all’amore, cominciando dal disegno originale di Dio e dalla creazione, fino alla redenzione e alla pienezza eterna della comunione in Dio. Tutto questo splende in modo singolare nel cuore di Gesù”. Facendo propri alcuni passaggi della Gaudium et Spes e dei Vangeli, Don Chávez ha precisato che la ferita inferta al costato ha una duplice valenza: “è prima di tutto una porta aperta nella carne di Cristo, che ci consente di entrare in Lui e nel suo mistero. In questo modo noi, come dice l’Apostolo Paolo, siamo in grado ‘di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo’; ed è anche fonte da cui sgorga sangue e acqua. Dal Cuore di Cristo viene effusa l’acqua che dona la vita e il sangue che purifica”.

La devozione al Sacro Cuore di Gesù, purificata da ogni espressione sentimentale, arricchita biblicamente e teologicamente, “deve essere conservata e diffusa come manifestazione suprema dell’amore sensibile e umano di Gesù che si è donato al Padre e a noi. - E poi in chiave più salesiana - Potrebbe diventare una devozione giovanile, capace di attirare i giovani, così attenti all’amore e al simbolo del cuore, e portarli ad ‘attingere con gioia alle sorgenti della salvezza’, che si trova soltanto nell’amore vero, quello che si fa oblazione di sé e non possesso degli altri”.

Citando gli articoli delle Costituzioni ha poi specificato: “Per noi salesiani questa devozione è stata così familiare da essere assimilata all’icona del Buon Pastore, ‘che conquista con la mitezza e il dono di sé” (11), e alla carità pastorale (14). La riflessione sulla vita di Don Bosco ci permette di verificare fino a che punto il nostro caro Padre e Fondatore si è ispirato in modo cosciente alla carità del Cristo”. “La carità apostolica, che è al centro del nostro spirito, corrisponde esattamente a ciò che il nostro Patrono chiamava, secondo il linguaggio del tempo, ‘devozione’”.

“La nostra vita e vocazione sono una continuazione della missione di Cristo, nel predicare, nel benedire, nel perdonare, nell’educare, nel consolare, nel salvare. Perciò la nostra missione consiste non nel fare cose, pur abbaglianti, ma nell’essere segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani e diventare in questo modo santi”.

Il testo integrale dell’omelia, in lingua italiana, è disponibile in sdb.org.

Pubblicato il 18/06/2012

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