Il progetto mira allo studio genetico e alla sperimentazione enologica dei vitigni ed è finalizzato a dare valore e visibilità ad un patrimonio vinicolo e varietale finora ritenuto di minore rilevanza.
Mercoledì scorso, 6 luglio, presso l’Istituto Agronomico di San Michele all’Adige (IASMA), nei pressi di Trento, ha avuto inizio il primo incontro tra i principali soggetti coinvolti nella ricerca. All’appuntamento, organizzato dal VIS e coordinato dall’avvocato Massimo Zortea, ex Presidente della ONG salesiana e iniziatore del progetto, partecipano anche il dr. Roberto Pagliarini, agronomo presso la “Cremisan Wine Estate” di Betlemme; la prof.ssa Maria Stella Grando, il prof. Massimo Bertamini e il prof. Salvatore Maule, docenti e ricercatori presso lo IASMA.
Altro importante partner della ricerca è l’Università di Hebron, che all’appuntamento di San Michele all’Adige è rappresentata dal prof. Rezq, Preside della facoltà di Agraria, che ha messo a disposizione degli altri studiosi il materiale biologico della propria collezione ampelografica.
Nei progetti dei salesiani e del VIS il 2011 vuole essere l’anno del rilancio della cantina di Cremisan, dopo circa due anni e mezzo di lavoro caratterizzati da graduali innovazioni e importanti investimenti di risorse. Ogni attività, in tal senso, mira a contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione araba che vive nell’area compresa tra Gerusalemme, Beit Jemal e Betlemme, attraverso il miglioramento della produzione viti-vinicola di Cremisan e Beit Jemal e la salvaguardia delle tradizioni locali e dei vitigni autoctoni e di rilevanza storica.
Pubblicato il 08/07/2011