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Stime delle Nazioni Unite riportano che fino a 40.000 persone sono in fuga dallo stato del Kordofan meridionale, e in particolare dalla città di Kaduqli, a causa degli scontri tra l’esercito del nord, le “Sudan Armed Forces” (SAF), e i membri del gruppo armato degli ex ribelli del sud, il “Sudan People’s Liberation Army” (SPLA).
Bombardamenti sono stati sentiti sulla città di Kauda e sulle aeree di Heiban e Um Dorain. Aerei a bassa quota terrorizzano gli sfollati che cercano riparo presso la sede della Missione delle Nazioni Unite in Sudan (MINUS), posta al confine nord di Kaduqli. Da 7 giorni molte persone della città sono chiuse nelle loro case, senza cibo né acqua, per paura degli attacchi, mentre chi si è rifugiato fuori città, sulle alture di Nuba, è adesso braccato dagli elicotteri.
Secondo un comunicato diffuso dal Forum Ecumenico del Sudan, alcuni testimoni riportano che le truppe delle SAF stanno attraversando Kaduqli casa per casa, alla ricerca di sospetti, che a volte vengono direttamente uccisi sul posto. Anche le forze dell’SPLA sono accusate di aver commesso atrocità e comunque non stanno riuscendo nell’operazione di protezione dei civili.
“La comunità internazionale, guidata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con il sostegno esplicito e determinato in particolare di Cina, Stati Uniti, Unione Africana, Lega Araba e Unione Europea, deve urgentemente adottare tutte le misure per fermare le ostilità, proteggere i civili e permettere l’accesso umanitario a tutte le parti del Sud Kordofan, come primo passo per ri-coinvolgere le fazioni in conflitto politico e militare, alla ricerca di una soluzione negoziata” ha dichiarato il Co-Presidente del Forum Ecumenico del Sudan, Eberhard Hitzler.
Nello stesso comunicato la SEF fa presente le priorità: creare immediatamente una “no-fly zone” sullo stato del Kordofan, mettere gli operatori internazionali in condizione di poter portare soccorso, e offrire adeguata protezione ai civili nella missione delle Nazioni Unite di Kudaqli. Attualmente le violenze, i saccheggi e gli incendi stanno mettendo in pericolo la vita di oltre 300.000 persone che abitano nel Kordofan.
I salesiani della Delegazione ispettoriale del Sudan per ora stanno tutti bene. La città di El Obeid, nel centro del paese, dove i salesiani sono presenti con un’opera, è divenuta meta di rifugio per molti sfollati. La situazione è comunque difficoltosa e, nel clima di tensione, le attività scolastiche sono state sospese.
Pubblicato il 13/06/2011