Esattamente cent’anni fa il missionario raggiunse la Terra del Fuoco, avviando l’esplorazione di un territorio considerato confine estremo della presenza umana. In questa ricorrenza, Giovanni De Agostini - che dal pro-zio ascoltò estasiato i racconti del viaggio e sugli strani animali incontrati - è andato a ripercorrere le tappe più importanti del suo percorso.
Ancora in questo 2010, anno del centenario, il documentario “Fin del Mundo” è partito in DVD verso le Case salesiane di tutto il mondo: testimonia il coraggio e la capacità di un uomo che, partito da Torino per seguire il sogno di don Bosco anche oltre le prime destinazioni argentine, divenne cartografo, ancora oggi apprezzato (e il solo in molti casi), di una terra fino coperta da ghiacci perenni. Fu lui a scoprire che quello che fino ad allora era considerato un grande lago, in realtà era l’insenatura del mare: per questa ragione quel fiordo porta oggi il nome di De Agostini.
Proveniva da una famiglia notoriamente dedita alla geografia. Padre Alberto Maria lasciò a suo fratello Giovanni il compito di sviluppare la produzione di libri e di atlanti apprezzati non solo in Italia; con il suo inseparabile abito talare, fu navigatore dell’Atlantico, camminatore sulle grandi pianure della Terra del Fuoco, scalatore – memore delle amate Alpi, lasciate alle sue spalle nella natìa Pollone (in provincia di Biella) - di numerose vette inviolate dell’America del Sud. Tentò due volte di affrontare la cima del Sarmiento, e solo alla terza riuscì a raggiungerla. Era richiesta l’esperienza di professionisti: Clemente Gueret e Carlo Mauri si unirono a lui per raggiungere il successo nell’anno 1955. Il parco naturale circostante porta anch’esso il nome del Salesiano.
La troupe di Missioni Don Bosco, con il regista Davide Demichelis e l’antropologa Elisabetta Gatto, ha visitato Rio Grande, Ushuaia, Punta Arenas, rilevando insieme al pro-nipote Giovanni De Agostini la radicale trasformazione di quel territorio rispetto alla testimonianza di padre Alberto Maria. L’antica riserva selvaggia, abitata da popolazioni indigene, è diventata meta del turismo più esigente e centro di sviluppo industriale e abitativo sia per l’Argentina che per il Cile. Le riprese fotografiche e cinematografiche di don De Agostini sono un reperto storico unico della presenza dei nativi della Terra del Fuoco, oltre che di una natura incontaminata.
Il documentario è stato presentato a Torino il 15 dicembre prossimo, al teatro Agnelli: un doveroso omaggio alla figura di un Salesiano che rischiava l’oblio dei più. Vi sono state alcune anteprime pregevoli: al “Festival International du film de montagne” di Autrans in Francia, poi valicando i confini dell’Europa, è stata selezionata per il Kathmandu International Mountain Film Festival in Nepal dal 9 al 13 dicembre, mentre nei primi mesi del nuovo anno è prevista una proiezione pubblica in Cile, nell’ambito delle iniziative a ricordo di padre De Agostini. In primavera parteciperà al Piemonte Movie e a luglio al festival Cervino Cinemountain.
Pubblicato il 29/12/2010
