Nel teatro “Egidio Viganò” della parrocchia salesiana Santa Maria della Speranza di Roma, giovani, salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice e rappresentanti di alcuni gruppi della Famiglia Salesiana, hanno messo in scena uno spettacolo che ha riproposto, attraverso un percorso storico, alcuni testi musicali e teatrali della tradizione oratoriana, scritti o musicati dallo stesso Don Bosco e da alcuni dei primi salesiani.
“Lo stesso Don Bosco oltre a nutrire particolare simpatia per la maschera di Giandöja, era Giandöja, più che sulle scene nella vita stessa” ha detto don Michele Novelli, regista dello spettacolo e Delegato per la Comunicazione sociale dell’Ispettoria ICC. Don Paolo Galdiero, salesiano della comunità di Frascati, interpretando “Giandöja”, ha introdotto, dialogando con Don Bosco, i vari quadri.
Ad aprire lo spettacolo un video realizzato dai novizi salesiani di Genzano.
Con dialoghi, musiche, costumi e canti sono stati rappresentati alcuni passaggi di “Marco il pescatore”, musicata da mons. Vincenzo Cimatti, una scena del musical “Joseph” di Lloyd Webber, il dialogo sul “Sistema metrico decimale” e l’atto unico “Il piccolo spazzacamino”, scritti da Don Bosco, “La campanello dello studente” di mons. Giacomo Costamagna.
La Banda musicale dei ragazzi del Don Bosco di Napoli, diretta dal salesiano coadiutore, sig. Corrado Guercia, ha eseguito l’inno a Don Rua, scritto dal maestro Giuseppe Dogliani, salesiano coadiutore, nel 1889.
Anche le novizie delle Figlie di Maria Ausiliatrice e i novizi salesiani hanno calcato la scena; le prime cantando l’inno sacro “Lodate Maria”, gli altri riproponendo l’episodio della fondazione della Congregazione salesiana il 18 dicembre 1859.
Particolare interesse ha suscitato il quadro dedicato all’itineranza vissuta da Don Bosco dal 1841 al 1846, mentre era alla ricerca di un posto per i il suo oratorio. I ragazzi del Borgo Ragazzi Don Bosco di Roma, percorrendo i corridoi tra i posti in platea hanno cantato la filastrocca “Un, doj polenta e coj” (uno, due, polenta e cavoli) fermandosi di volta in volta mentre don Galdiero rievocava le varie tappe. E a questa scena si è ispirato il Rettor Maggiore a conclusione dello spettacolo.
Invitato a parlare alle oltre 500 persone presenti in sala, Don Chávez ha ricordato come quel ritornello era stato creato da Don Bosco mentre faceva marciare i suoi ragazzi nel cortile di Valdocco. “Egli ci insegna come bastava poco per essere felici: serenità e allegria! Oggi molti pensano che questo si ottiene con l’abbondanza dell’avere!” “Non è sufficiente essere ammiratori di Don Bosco, ma discepoli! – ha poi precisato il Rettor Maggiore – I primi, pur apprezzando l’operato e il messaggio del nostro fondatore, restano all’esterno; i secondi, invece, si lasciano coinvolgere!” ricordando il tentennamento di Giovanni Cagliero – “frate o non frate, io resto con Don Bosco” – il Rettor Maggiore si è rivolto direttamente ai giovani presenti in sala. “Date una opportunità a Dio!”
Don Alberto Lorenzelli, nel ringraziare i presenti per la partecipazione e gli organizzatori per l’impegno profuso, ha consegnato al Rettor Maggiore un quadro ricamato a mano riproducente lo stemma della Congregazione salesiana, realizzato da un salesiano cooperatore.
Pubblicato il 25/06/2009
