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10/7/2015 - Bolivia - “Ascoltare il clamore e il dolore del popolo”, chiede il Papa ai religiosi
Foto dell'articolo -BOLIVIA – “ASCOLTARE IL CLAMORE E IL DOLORE DEL POPOLO”, CHIEDE IL PAPA AI RELIGIOSI

(ANS – Santa Cruz)– Nel pomeriggio di ieri, 9 luglio, nell'ambito del suo viaggio in Bolivia, Papa Francesco ha avuto un incontro con i consacrati del paese, presso l’istituto Don Bosco di Santa Cruz. Il Vescovo di Roma è stato accolto con una calorosa accoglienza, seguita dal discorso di benvenuto di mons. Roberto Bordi, vescovo ausiliare del Vicariato di Beni e vescovo responsabile per la Vita Consacrata nel paese.

di Andrés Felipe Loaiza, SDB

Dopo il saluto Papa Francisco ha ascoltato attentamente ciascuna delle testimonianze successive, da parte di don Crispin Borda Gómez, Rettore del seminario di San Luis de Cochabamba; di sr Gabriela Cuellar, della Congregazione di San Giuseppe di Chambéry; e la storia vocazionale di Damián Uriona, seminarista diocesano.

Da parte sua il Papa ha riflettuto sul Vangelo di Marco e il passo che riporta come il mendicante cieco Bartimeo strilli a gran voce per richiamare Gesù e alla fine riacquisti la vista. Egli ha così analizzato le diverse risposte alle grida dei bisognosi: passare oltre, dire di stare zitto, o aiutare a rialzarsi.

Passare oltre: “è l’eco che nasce in un cuore blindato, chiuso, che ha perso la capacità di stupirsi e quindi la possibilità di cambiare. Quanti che seguiamo Gesù corriamo questo pericolo di perdere la nostra capacità di stupirci, anche con Gesù?”.

Sta’ zitto“‘stai zitto, non mi infastidire, non disturbare, stiamo facendo la preghiera comunitaria, ci troviamo in una elevazione spirituale profonda, non darci fastidio, non disturbare’. A differenza dell’atteggiamento precedente, questo ascolta, questo riconosce, prende contatto con il grido dell’altro. Si accorge che c’è, e reagisce in un modo molto semplice, riprendendolo”.

Coraggio, Rialzati“lascia l’anonimato della folla per identificarlo e in questo modo s’impegna con lui. Si radica nella sua vita. E lungi dal zittirlo, gli chiede: ‘dimmi, che posso fare per te?’. Non ha bisogno di differenziarsi, di separarsi, non fa un sermone, non lo etichetta e gli chiede se gli è consentito o meno di parlare. Solo gli fa una domanda, lo identifica volendo essere parte della sua vita, volendo prendere la sua stessa sorte. Così gli restituisce gradualmente la dignità che aveva perso…”

Papa Francesco ha concluso il suo discorso chiarendo come sia questa la “pedagogia del Maestro, la pedagogia di Dio con il suo popolo. Passare dall’indifferenza dello zapping al ‘Coraggio! Alzati, ti chiama!’ (Mc 10,49). Non perché siamo speciali, non perché siamo più bravi, non perché siamo servi di Dio, ma solo perché siamo testimoni grati della misericordia che ci trasforma”.

Pubblicato il 10/07/2015

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