(ANS – Kathmandu) – Il 15 giugno si è tenuto un incontro presso l’Istituto “Don Bosco” Thecho, a Kathmandu, cui hanno partecipato i 5 salesiani coinvolti nel lavoro post-terremoto in Nepal, sotto la guida di don Jijo John, don Vincent Mondal, Economo dell’Ispettoria di Calcutta, e don George Menamparampil, Direttore del BOSCONET di Nuova Delhi. Tra le molte cose discusse e approvate segnaliamo:
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17.000 famiglie hanno ricevuto aiuti dall’équipe salesiana nella fase d’emergenza, sotto forma di cibo, medicinali e/o materiale per alloggi. Eccetto casi eccezionali, questa forma di aiuto non sarà più offerta.
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Tutti i lavori saranno realizzati seguendo rigorosamente le procedure decise dal governo, secondo le autorizzazioni ufficiali, l’approvazione dei piani di costruzione e le regole per l’uso del denaro e materiali. Saranno adottati anche strumenti pratici per garantire la totale fiducia dei benefattori.
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Verrà predisposto un piano generale di lavoro per chi ne faccia richiesta, a cui si potrà contribuire con delle quote. Saranno preparate anche proposte su attività specifiche a libera scelta dei benefattori che lo richiedano.
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NESSUN BAMBINO VITTIMA DEL TERREMOTO dovrà lasciare la scuola a causa della mancanza di libri, uniformi, pasti… All’occorrenza, i Salesiani potrebbero contribuire anche al pagamento delle tasse scolastiche.
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Parte del denaro sarà speso per la ricostruzione delle case. La preferenza sarà data agli allievi e al personale delle scuole e alle famiglie del quartiere Lalitpur.
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Ove necessario, si potranno aiutare le persone con esigenze mediche di lungo termine causate dal terremoto. Questa normalmente NON è un priorità dei Salesiani, ma dato il contesto particolare, se nessun’altro aiuto verrà da altrove, potranno essere sostenuti i necessari interventi chirurgici, le sedie a rotelle, le protesi…
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Il focus sarà sui bambini, i giovani e la loro educazione. Perciò la quota massima dei fondi sarà utilizzata per ricostruire le aule e le scuole. Nel quartiere di Lalitpur alcune scuole hanno perso solo alcune aule. I Salesiani provvederanno alla loro ricostruzione.
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Le circostanze obbligano i Salesiani a dare la preferenza alle scuole più grandi, che possono cioè avere un numero maggiore di studenti beneficiari.
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L’intenzione è ricostruire almeno 40 scuole (60, se ci saranno i fondi sufficienti) entro 4-6 mesi dalla fine della stagione dei monsoni. Saranno formate 10 “squadre” di personale, ognuna delle quali dovrebbe assicurare 4-6 scuole.
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In ogni villaggio sarà chiesto di formare un comitato per la ricostruzione scolastica, che mobiliterà gli abitanti a contribuire, per quanto possibile, in contanti, con materiali e forza lavoro.
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Non si mira solo alle ricostruzione delle strutture: sarà chiesto alle autorità di svolgere programmi di formazione per insegnanti; e corsi e attività per aiutare i minori a superare i traumi.
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Varie ONG hanno chiesto aiuto nella formazione dei giovani per la ricostruzione. Corsi specifici saranno attivati presso la scuola “Thecho”.
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I religiosi studieranno assieme alle comunità locali vari strumenti per la formazione della popolazione al lavoro, la creazione di occupazione, la generazione di reddito e la riabilitazione a lungo termine.
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I Salesiani collaboreranno con il governo e con altri gruppi religiosi o ONG laiche, ma senza distogliere i loro fondi da quanto è programmato e senza competere con loro né duplicare il loro lavoro.
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Don Jijo John condurrà i lavori di ricostruzione, come ha condotto le operazioni di soccorso, pur continuando a dirigere la scuola “Thecho”
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Infine, sarà “adottato” un piccolo villaggio di circa 40 famiglie per cercare di sviluppare un “villaggio modello”.
Pubblicato il 26/06/2015