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4/6/2015 - India - “La Squadra di Pronto Intervento di Dio”
Foto dell'articolo -INDIA – “LA SQUADRA DI PRONTO INTERVENTO DI DIO”

(ANS – Jowai) – “Nell’instabile Nord-Est dell’India numerosi gruppi ribelli stanno combattendo l’esercito per l’autonomia politica e benefici economici. L’unico potere rispettato da tutte le parti sono le Chiese cristiane. In situazioni di crisi, l’arcivescovo cattolico Thomas Menamparampil, SDB, porta una squadra di pace interconfessionale e i ribelli al tavolo dei negoziati”. Così inizia il documentario “God Rapid Response Team” (La Squadra di Pronto Intervento di Dio) realizzato da Michael Gleich, con foto di Anupam Nathm, per “Peacebuilders across the world” del progetto “Peace Counts”.

Tutti noi siamo imperfetti – dice l’arcivescovo –. Prima di trovare la colpa in qualcun altro è bene guardare in noi stessi e vedere se siamo ugualmente in errore. Posso essere colpevole di rabbia o di irragionevolezza, gli stessi errori che trovo negli altri. Ho bisogno di chiedermi se qualcosa di Saddam Hussein è anche in me prima che mi affretti a giudicarlo. Dove devo iniziare, allora? Devo iniziare da me!

(…) “Come parte della nostra strategia, in una prima fase ci concentriamo sulla riduzione della rabbia – spiega l’arcivescovo –. Ascoltiamo e ascoltiamo e ascoltiamo. Non giudichiamo. Non facciamo discorsi quando la rabbia è alta; al contrario, mostriamo interesse per la causa che li ispira e li motiva, l’ingiustizia che dicono di aver subito; mostriamo simpatia per le loro concrete rimostranze. Soprattutto, cerchiamo di entrare nel dolore della gente, nella loro agonia interiore, nel loro senso di perdita delle persone care, della loro casa, delle loro proprietà”.

Non ritengo l’ascoltare qualcosa di molto spettacolare. Mi aspettavo che il leader di una ‘squadra di pace’ fosse più attivo: con competenze speciali per ragionare, discutere, negoziare; in altre parole, un uomo d'azione. Ed ora sento che lo strumento più forte è la presenza compassionevole. “La tua presenza stessa deve dare un messaggio – esclama l’arcivescovo –. Tu dovrai mantenere la calma anche se nel corso del dibattito un uomo salta su e grida: ‘per ognuno di noi che hanno ucciso, ne ucciderò dieci dei loro!’”.

(…) L’arcivescovo prosegue: “La cosa più importante che facciamo è tutta in una domanda: ‘questo modo di affrontare i vostri problemi, la via della violenza, vi  aiuterà? Aiuterà la vostra causa? (...) Sarà questo metodo di violenza un aiuto per voi, per il futuro della vostra comunità, o forse il vostro movimento perderà la sua rispettabilità davanti alle persone, perderà la sua immagine e fallirà nel conquistare la simpatia della società nel suo insieme?”.

Micheal Gleich e il fotoreporter Anupam Nath hanno incontrato personalmente mons. Menamparampil nei mesi di ottobre e novembre 2014. Essi ringraziano anche la “Berghof Foundation” per il sostegno dato all’iniziativa.

L’intero documentario è disponibile, in inglese, sul sito del progetto Peace Counts.

Pubblicato il 04/06/2015

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