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8/5/2015 - RMG - Per alleggerire le sofferenze della popolazione
Foto dell'articolo -RMG – PER ALLEGGERIRE LE SOFFERENZE DELLA POPOLAZIONE

(ANS – Roma) – “Siamo colpiti da tanta morte, da tante sofferenze! Vogliamo essere accanto alla popolazione nepalese, condividere un po’ della loro sofferenza, per quanto possibile”. Così si è espresso don Vincent Mondal, SDB, Economo ispettoriale dell’Ispettoria di Calcutta – da cui dipende la missione salesiana in Nepal – nel corso del dialogo avuto ieri nella redazione di ANS.

di Gian Francesco Romano

Don Mondal conosce benissimo il Nepal, essendo stato responsabile della missione salesiana nel paese dal 1999 al 2010. “Si tratta di un piccolo paese, circondato da grandi potenze: l’India a Sud, la Cina a Nord, e la catena dell’Himalaya. La sua gente è un popolo molto semplice, pacifico, ospitale, e che non ha bisogno di tanto per essere felice”. Ma è anche un paese povero e istituzionalmente debole. “Già prima del terremoto era uno dei paesi più poveri al mondo, con un’economia molto limitata, retta sull’agricoltura e il turismo. E gli aiuti internazionali. Inoltre attualmente vige un sistema repubblicano, ma è stato proclamato solo da pochi anni e non c’è ancora una Costituzione definitiva”.

Negli anni don Mondal ha visto consolidarsi la presenza salesiana e crescere anche in popolarità e apprezzamento: “quando sono arrivato i Salesiani erano presenti solo nell’est del paese e a Kathmandu avevamo ancora solo dei terreni. Ora ci sono 3 scuole secondarie con lezioni in inglese, una con lezioni in nepalese, una scuola professionale artigianale e un’altra scuola in costruzione. (…) La popolazione è in larga maggioranza induista, i cattolici sono solo lo 0,2% della popolazione, ma nei nostri istituti non facciamo alcuna differenza per la religione degli allievi, e sia la popolazione, sia le autorità hanno capito che siamo lì per servire, non per fare proselitismo”.

I primi destinatari infatti sono sempre i giovani più bisognosi. Racconta don Mondal: “nella scuola accademica di Kathmandu c’è anche un convitto, dato che la maggior parte degli allievi arrivava dai villaggi di montagna e stavano sempre da noi, facendo una sola visita a casa all’anno, dato che le loro abitazioni distavano anche 5 giorni di cammino”.

Il terremoto che ha devastato il paese non ha fatto seri danni alle scuole salesiane, nemmeno a quelle nella Valle di Kathmandu, più vicine all’epicentro. “Quando facemmo costruire le nostre opere chiesi espressamente agli ingegneri e architetti che avrebbero dovuto sopportare un terremoto fino al 9° di magnitudo. Il Nepal si trova proprio sopra una faglia, si sapeva che sarebbe arrivato prima o poi un terremoto come questo, ma la maggior parte delle costruzioni erano vecchie, anche di secoli”.

Quest’attenzione verso la gente del Nepal prosegue oggi nel servizio instancabile alla popolazione più danneggiata dal terremoto, che vede attivi molti religiosi della Famiglia Salesiana. E proseguirà anche in futuro: “Vogliamo aiutare i ragazzi nelle nostre scuole e così anche alleggerire le famiglie di una responsabilità. Così, con i fondi ricevuti dall’estero abbiamo pensato anche di offrire almeno 1 anno o 2 gratis ai ragazzi che hanno perso tutto. È un modo per alleggerire le loro sofferenze”.

Proprio oggi, 8 maggio, la presenza salesiana in Nepal ha reso noto che in conformità alle direttive emanate dal Governo, le scuole salesiane saranno riaperte a partire dal prossimo 15 maggio.

Sull’opera di don Mondal in Nepal aveva già scritto nel 2011 il Bollettino Salesiano italiano.

Pubblicato il 08/05/2015

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