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24/4/2015 - Lesotho - La gioventù salesiana dice no alla xenofobia
Foto dell'articolo -LESOTHO – LA GIOVENTÙ SALESIANA DICE NO ALLA XENOFOBIA
Fotografia disponibile in Image Bank

(ANS – Maseru) – I giovani che frequentano le presenze salesiane a Maseru, in Lesotho, lo hanno scritto su un semplice foglio di carta, con la semplicità e l’immediatezza di chi sa che sta affermando qualcosa che dovrebbe essere ovvio: il NO alla xenofobia. Eppure quanto loro hanno espresso così candidamente sembra oggi essere dimenticato un po’ in tutto il mondo.

di Gian Francesco Romano

Non si tratta di idealismo e buoni propositi: i ragazzi di Maseru sanno bene di cosa si sta parlando, perché da settimana il confinante Sudafrica – la nazione dell’arcobaleno, che ha vissuto su di sé la vergogna dell’apartheid –è scosso da violenze e scontri che vedono protagonisti i giovani sudafricani impegnati nell’attaccare le minoranze immigrate presenti nel paese. Solo nelle ultime settimane, negli attacchi a Durban e nei sobborghi di Johannesburg, sono rimaste uccise 6 persone.

Ad essere colpiti spesso sono stati i negozi e le attività commerciali degli stranieri, in quanto simbolo dello straniero “che ruba il lavoro”. Molti immigrati dei paesi vicini, come Zimbabwe, Mozambico, Malawi e Lesotho, hanno dovuto richiedere la protezione della Polizia e diverse migliaia stanno rimpatriando, anche su invito dei rispettivi governi. “Ci inseguivano come cani” hanno riportato alcuni malawiani fuggiti dalle violenze.

Secondo il Centro delle migrazioni africane dell’università di Witwatersrand dal 2008 nel paese sono stati oltre 350 gli stranieri uccisi e la maggioranza di questi crimini è rimasta impunita.

Ma la xenofobia in questi giorni appare evidente anche molto più a Nord, al di sopra del continente africano, dove l’Unione Europea e i vari governi dei paesi del Vecchio Continente, nonostante dichiarazioni e vertici, sembrano intenzionati a  cercare di risolvere l’emergenza dei migranti sostanzialmente agendo attraverso un blocco navale: distruzione dei barconi prima del loro ingresso in mare, maggiori investimenti e dispiego di risorse nel pattugliamento delle coste…

Però il nodo dell’accoglienza verso chi fugge da paesi in guerra o condizioni umanitarie estreme resta irrisolto, mentre c’è chi ha già fatto sapere di non essere disposto a fare di più nell’accoglienza effettiva dei migranti.

“Io provo un sentimento più di vergogna che non di indignazione! La vergogna mi copre davvero la faccia. L’Europa tradisce tutta la sua storia, tutta la sua cultura, l’accoglienza e l’ospitalità sono stati grandi valori del Mediterraneo” ha dichiarato ieri Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose, a Radio Vaticana.

Pubblicato il 24/04/2015

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