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20/4/2015 - RMG - “Sono uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore…”
Foto dell'articolo -RMG – “SONO UOMINI E DONNE COME NOI, FRATELLI NOSTRI CHE CERCANO UNA VITA MIGLIORE…”

(ANS – Roma) – “Sono uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore…, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre; cercano una vita migliore. Cercavano la felicità... Vi invito a pregare in silenzio, prima, e poi tutti insieme per questi fratelli e sorelle”. Lo ha detto ieri, domenica 19 aprile, Papa Francesco, subito dopo la recita del Regina Coeli, commentando l’ennesima tragedia avvenuta nelle acque del Mediterraneo.

Un barcone carico di migranti si è capovolto nella notte tra sabato e domenica a circa 60 miglia dalla costa libica; il numero delle vittime è ancora incerto, ma si teme siano centinaia, forse addirittura 900.

“Esprimo il mio più sentito dolore di fronte a una tale tragedia ed assicuro per gli scomparsi e le loro famiglie il mio ricordo e la mia preghiera. Rivolgo un accorato appello affinché la comunità internazionale agisca con decisione e prontezza, onde evitare che simili tragedie abbiano a ripetersi” ha detto inoltre il Papa, rinnovando così il suo monito contro quella “globalizzazione dell’indifferenza” che denunciò per la prima volta proprio a Lampedusa, nel Mar Mediterraneo, durante il suo primo viaggio apostolico. Era l’8 Luglio 2013 e da allora le vittime sono solo aumentate, con circa 1.600 morti calcolate solo dall’inizio di quest’anno.

Tanto che don Mussie Zerai, direttore dell’Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo, specializzata nel diffondere notizie e informazioni sulla condizione dei migranti, ha parlato di “guerra non dichiarata dell’Unione Europea, Premio Nobel per la Pace”.

“Il rifiuto del Unione Europea di mettere in campo un programma equivalente del Mare Nostrum (missione di salvataggio in mare dei migranti portata avanti dalle forze italiane tra il 2013 e il 2014, NdR) è una chiara dichiarazione di guerra contro migranti e profughi. Lasciarli morire in mare è un modo passivo di combattere una guerra che non si vuole dichiarare”.

Don Zerai denuncia in primo luogo che “queste vittime sono sulla coscienza di quei criminali che gli hanno mandati allo sbaraglio”; ma critica anche la complicità “della politica e della finanza europea” che si rifiuta di mettere al centro la vita umana, “al punto di fare finta di non vedere che il mediterraneo si è tinto di rosso del sangue di migliaia di innocenti”.

“Non bastano le parole di circostanza o le lacrime di qualche anima pia, servono azioni, risposte concrete, per proteggere e prevenire queste tragedie” termina don Zerai.

Pubblicato il 20/04/2015

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