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24/12/2014 - Liberia - Buon Natale dall’Africa Occidentale
Foto dell'articolo -LIBERIA – BUON NATALE DALL’AFRICA OCCIDENTALE

(ANS – Monrovia) – E “se il Natale ci aiutasse a ricalibrare nella verità le nostre prospettive? Non è forse questo l’obiettivo principale del ripartire ogni anno da capo, ripartire da quella mangiatoia ogni dicembre, giusto prima che scatti un nuovo anno sul calendario?” scrive don Silvio Roggia, SDB, Vicario dell’Ispettoria dell’Africa Occidentale, dove milioni di persone fanno ancora i conti con la presenza o le conseguenze dell’Ebola.

Nonostante l’agenda mediatica ultimamente abbia messo da parte la crisi dell’Ebola, la situazione nei paesi colpiti è ancora segnata dal virus: c’è bisogno di fare grande attenzione alla profilassi, innanzitutto; ma ci sono anche le difficoltà del reinserimento sociale, per chi è guarito, e magari, per pochi temerari, come Josephat e i suoi amici del gruppo “Domenico Savio & Don Bosco”, un duro impegno per la salvaguardia della salute altrui.

Il suo gruppo ha proseguito in queste settimane l’opera di educazione alla prevenzione e aiuto alla popolazione alle prese con l’Ebola. “La lotta per l’eradicazione dell’ebola in Weyala sta avanzando in modo positivo: abbiamo quasi raggiunto 50% del nostro obiettivo nel villaggio” scriveva Josephat lo scorso 10 dicembre.

Diverse famiglie nel villaggio hanno completato il periodo di quarantena e sono tornate in libertà. Tuttavia soffrono ancora per lo stigma che li accompagna, essendo il loro nome ora associato con il virus mortale. “Questo richiede un altro livello di sensibilizzazione per un cambio di mentalità” commenta Josephat.

Le persone coinvolte imparano la loro lezione di prudenza e di meticolosa attenzione alle precauzioni necessarie per rimanere sani durante questa crisi, mentre anche l’UNICEF ha promesso il suo intervento nell’area di Weyala, dopo le insistenze di Josephat per ottenere un colloquio con la responsabile.

Il gruppo “Domenico Savio & Don Bosco” continua ora le sue visite casa per casa, sempre teso all’educazione della popolazione e a impiegare gli aiuti raccolti per donare cibo e vestiario ai malati: il cibo per aiutare l’organismo di chi è stato contagiato a reagire al virus; i vestiti perché molti hanno dovuto bruciare l’intero guardaroba per evitare l’infezione.

Pubblicato il 24/12/2014

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