(ANS – Monrovia) – La campagna di sensibilizzazione, di informazione e di prevenzione per combattere la diffusione del contagio dell’Ebola sta portando frutti se si considera che negli ultimi giorni i casi di contagio riportati sono leggermente diminuiti, almeno in Liberia. La tensione però rimane alta.

di don Nicola Ciarapica, SDB

Pochi giorni fa la parrocchia salesiana nel quartiere di Matadi ha perso uno dei suoi membri, una signora che aveva accolto a casa sua un’amica venuta a chiederle aiuto perché non si sentiva bene. Non le aveva detto che aveva contratto la febbre emorragica. Sono morte tutte e due nel giro di pochi giorni. Adesso non solo la sua famiglia è in isolamento, ma anche tutta la comunità ed il quartiere sono sotto osservazione.

Tramite l’aiuto economico dei benefattori, tra cui il Rettor Maggiore, fino ad ora salesiani e giovani hanno potuto contattare di casa in casa oltre 5000 persone del quartiere, informato e donato non solo mezzi, ma anche materiale di prevenzione; sono stati distribuiti 500 sacchi di riso e 5000 litri di olio alle famiglie e comunità in isolamento o in quarantena e alle famiglie più bisognose.

Si comincia a sentire l’effetto dell’intervento dei paesi occidentali (la Francia si prenderà cura della Guinea, l’Inghilterra della Sierra Leone e gli Stati Uniti della Liberia). Si stanno costruendo più centri di raccolta di persone contagiate e si preparano nuovi posti letto. Purtroppo sembra che non siano ancora sufficienti e soprattutto mancano i dottori, gli operatori sanitari ed anche le attrezzature per far funzionare i centri.

Secondo i dati del 2012, in Spagna i dottori erano 370 per ogni 100 mila abitanti, in Usa 245, in Sierra Leone poco più di 2, in Liberia più di uno e in Guinea 1. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che la Liberia abbia bisogno di circa 3.000 posti letto per trattamenti di Ebola, mentre la sua capacità attuale è di soli 620. Serve ora molta formazione, per chi offre servizi sanitari, su prevenzione e controllo delle infezioni. Servono centri qualificati che offrano diagnosi precoci, isolamento, trattamento del contagio, tra cui la manipolazione sicura dei fluidi corporei e dei corpi delle vittime; assistenza psicologica ai sopravvissuti all’Ebola e ai loro parenti.

La Chiesa è in prima linea per lavorare su questo fronte, formando gli operatori medici e sanitari nei suoi 7 centri medici, e sta lavorando per riaprire quanto prima, fornendo materiale e strumenti adeguati, l’ospedale cattolico chiuso nello scorso luglio.

Nel mese di ottobre la parrocchia salesiana ha registrato un’alta partecipazione ai sacramenti. Alla messa del mattino partecipano ora oltre 100 persone, poi si espone il Santissimo Sacramento per l’adorazione, e ogni sera al rosario ci sono circa 150 fedeli.

Pubblicato il 14/11/2014