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30/9/2014 - Liberia - “Il nostro cammino finora”: l’ultimo resoconto del gruppo “Don Bosco & Dominic Savio”
Foto dell'articolo -LIBERIA – “IL NOSTRO CAMMINO FINORA”: L’ULTIMO RESOCONTO DEL GRUPPO “DON BOSCO & DOMINIC SAVIO”
Fotografia disponibile in Image Bank

(ANS – Monrovia) – “Siamo riusciti a incontrare numerose famiglie in questa nostra missione e il Signore sta davvero facendo cose grandi. Alcuni di quelli che abbiamo aiutato sono stati dimessi pochi giorni fa dall’ospedale perché oramai guariti dall’Ebola, dopo che hanno seguito i consigli che avevamo dato loro nelle nostre visite di casa in casa”. Inizia così l’ultimo rapporto inviato da Josephat, il responsabile del gruppo “Don Bosco & Dominic Savio”, che sta lavorando nei villaggi della Liberia per aiutare a prevenire e sconfiggere l’Ebola.

“La situazione del paese in questo momento è a dir poco pietosa. C’è bisogno di intensificare la preghiera e le iniziative: preghiera e lavoro. La preghiera senza un lavoro serio è morta” racconta Josephat.

Il loro ultimo viaggio non è stato facile. A causa di alcune dicerie su dei malintenzionati che avvelenerebbero i pozzi, una volta giunti a Gwaa, nella contea di Bomi, i ragazzi del Don Bosco & Dominic Savio sono stati fermati e tenuti in custodia dalla polizia locale. Li hanno interrogati e hanno interrogato alcune famiglie che avevano visitato precedentemente.

Neanche le foto delle precedenti spedizioni, mostrate attraverso il telefono, sono state sufficienti: si sono convinti delle loro buone intenzioni solo dopo che li hanno obbligati ad utilizzare per primi su di sé il materiale che avevano portato. “Lo abbiamo fatto lavandoci le mani e la faccia con quel materiale sanitario e ne è seguita una sincera e prolungata pubblica richiesta di scuse. La notizia che era giunta precedentemente dalla Guinea, dove alcuni operatori sanitari sono stati messi a morte durante una delle loro viste di casa in casa per la prevenzione dell’Ebola, ci aveva fatto temere il peggio. Ma il Signore ci ha davvero protetti e salvati. Non è stato facile per il mio gruppo superare questo trauma, ma poco per volta ho cercato di far capire loro che il nostro scopo è fare quanto facciamo per il Signore e per salvare vite nella maggior misura possibile” spiega Josephat.

Secondo gli esperti c’è una buona probabilità di sopravvivenza all’Ebola se c’è un adeguato trattamento, soprattutto attraverso:

  • Trasfusioni di sangue: chi è guarito viene incoraggiato a donarlo, dato che è importantissimo per le terapie verso le altre persone colpite;
  • Buona alimentazione: facilita e velocizza la guarigione;
  • Letti e materassi: ci sono più malati che posti letto; questo ha fatto sì che alcuni nuovi malati non fossero accettati in ospedale e così sì inevitabilmente propagata la malattia;
  • Personale sanitario: c’è urgente bisogno di più operatori sanitari negli ospedali (e conseguentemente, di stipendi per loro);
  • Materiale protettivo: indispensabile per chi si prende cura dei malati.

Josaphat e il suo gruppo hanno perciò deciso di indirizzare il loro aiuto soprattutto in queste direzioni, convogliando le donazioni ricevute – dall’estero o raccolte il loco – sull’iniziativa della Caritas arcidiocesana di Monrovia, che è in grado di raggiungere direttamente chi può utilizzare al meglio quelle risorse.

Pubblicato il 30/09/2014

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