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9/9/2014 - RMG - “Appartenere di più a Dio, di più ai confratelli, di più ai giovani”
Foto dell'articolo -RMG – “APPARTENERE DI PIÙ A DIO, DI PIÙ AI CONFRATELLI, DI PIÙ AI GIOVANI”

(ANS – Roma) – “Appartenere di più a Dio, di più ai confratelli, di più ai giovani” è il titolo della prima Lettera del Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime che viene pubblicata negli Atti del Consiglio Generale, n° 419. Il testo riporta lo stesso titolo dell’intervento di chiusura del Rettor Maggiore al Capitolo Generale 27, perché da esso prende le mosse.

Analizzando i momenti caratterizzanti della storia della Congregazione, e prima di approfondire quello attuale, Don Fernández Artime condivide come stia vivendo l’incarico a cui è stato chiamato: “Dal punto di vista della Fede, mi abbandono al Signore. Perché so di non essere solo (…) e vivo portando i giovani nel cuore”.

Il Rettor Maggiore, ribadendo come priorità d’azione quelle individuate dal CG27, si sofferma poi su gli atteggiamenti idonei per essere fedeli alla propria identità carismatica: “Credo veramente, Confratelli, che la vita spirituale dev’essere al primo posto, una vita spirituale che è prima di tutto ricerca di Dio nel quotidiano, in mezzo a quel che facciamo, alle nostre occupazioni”.

A proposito della vita comunitaria Don Fernández Artime ribadisce l’importanza di sforzarsi a realizzare “l’utopia della fraternità secondo il Vangelo”, che è possibile solo quando ci sono sentimenti di vera carità tra le persone: “Il cuore chiede ed esige. La vita comunitaria del futuro sarà fraterna o non sarà del tutto. È questo uno degli ingredienti che più cercano i candidati di oggi, e non sempre quel che incontrano maggiormente”.

Un focus speciale è dedicato all’opzione per i giovani, specie quelli più bisognosi, “i nostri padroni”, li chiama Don Fernández Artime secondo una celebre espressione ripresa da Don Bosco. Così l’opzione a loro favore “deve diventare in modo imperativo, lo sforzo massimo e il tratto distintivo della Congregazione in questo sessennio”; e il naturale e conseguente richiamo alla povertà non è “un suggerimento per i salesiani più sensibili o un po’ più generosi”, ma lo prospetta come “un operare nella nostra vita un autentico esodo, qualcosa di essenziale per il nostro essere Salesiani di Don Bosco”.

Constatando che “la dimensione missionaria fa parte della nostra identità” il Rettor Maggiore indica anche varie aree geografiche meritevoli di particolare attenzione da parte della Congregazione nei prossimi anni. E prima di concludere invita tutti i confratelli a celebrare il Bicentenario nella società, nelle città, col popolo di Dio, ma anche nell’interiorità della Congregazione e della Famiglia Salesiana, ravvivando il Dono ricevuto.  

Il testo completo della Lettera del Rettor Maggiore è disponibile sul sito sdb.org.

Pubblicato il 09/09/2014

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