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18/8/2014 - Sierra Leone - “Vogliamo ridurre il sentimento di timore e panico della gente, che peggiora la situazione in cui ci troviamo”
Foto dell'articolo -SIERRA LEONE – “VOGLIAMO RIDURRE IL SENTIMENTO DI TIMORE E PANICO DELLA GENTE, CHE PEGGIORA LA SITUAZIONE IN CUI CI TROVIAMO”

 (ANS – Freetown)– In un messaggio inviato dal Direttore della Comunità di Freetown in Sierra Leone, Don Ubaldino Andrade, del virus Ébola si afferma che ”anche in situazione così grave ci sono momenti ed esperienze profonde di Dio. Quando abbiamo accolto un gruppo di ragazzi di strada con i quali viviamo e lavoriamo in casa nostra, la casa si è riempita di allegria, di vita ...” . Il seguito del messaggio completo del Salesiano missionario, raccoglie tutto ciò che stanno realizzando le diverse Congregazioni per i malati.

In questi giorni ci sembra di essere come i discepoli sulla barca  in mezzo al mare in tempesta, circondati dalla paura della infezione dell’ebola, epidemia che si è diffusa rapidamente nel paese. Anche nella capitale Freetown in questi ultimi giorni  sono stati trovati i corpi di persone decedute per l’ebola, morte nelle loro case.  Alcune città sono state isolate, impedendone l’ingresso e l’uscita.

Ci sono dottori e infermieri che continuano a morire prendendosi cura dei malati. Molti sono sfiniti. Tra le infermiere che sono morte  alcune non avevano ancora terminato i loro studi: sono morte combattendo contro una malattia a loro totalmente sconosciuta.

Nei mercati i prezzi dei beni di prima necessità stanno salendo e alcuni generi alimentari non si trovano più. Molte persone hanno paura di andare all’ospedale quando si ammalano,  e preferiscono rivolgersi ai guaritori tradizionali. C’è chi continua a sostenere che l’epidemia è dovuta a forze magiche e le superstizioni hanno ora un influsso maggiore. C’è chi insinua la tesi della cospirazione: negli ospedali ucciderebbero persone inconsapevoli per prelevarne il sangue e gli organi per trapianti.

Nonostante gli sforzi fatti la situazione sembra essere fuori controllo. Corre la voce che l’intera popolazione sarà costretta a stare chiusa in casa in quarentena per 21 giorni: ovviamente questo è impossibile per una popolazione che continua a vivere alla giornata, con quel poco che riesce a racimolare vivendo di espedienti nelle strade (racimolando il corrispettivo di 1 o 2 euro al giorno).

Alcune congregazioni religiose stanno lasciando il paese e altre si sono ritirate dalle zone più infette.

Ma dentro questa situazione di crisi  ci sono anche momenti di intensa esperienza di Dio. Proprio in questo momento è entrato in casa un gruppo di ragazzi di strada con cui viviamo e lavoriamo: la loro presenza riempie di vivacità l’atmosfera tutto intorno. La loro gioia di vivere è contagiosa: tamburi, flauti, trombe, tastiere, canti, danze, rimbalzi del pallone nel piccolo cortile. Sono ragazzi che sono entrati nella nostra casa accompagnati dagli assistenti sociali, collaboratori e amici che si prendono cura di loro, animati dallo spirito di don Bosco.

Nella parrocchia tutti i giorni  circa 230 giovani si incontrano. Sono salesiani, giovani dell’ MGS (movimento giovanile salesiano) e i ragazzi che partecipano al centro estivo. É molto bello: giovani che si mettono a servizio di altri giovani, facendo scuola, animando i giochi e le varie attività. Uno dei punti chiave del centro estivo è ora l’educazione all’igiene e alle precauzioni necessarie per evitare il contagio: sono messaggi che passano dai ragazzi alle loro famiglie e al contesto sociale in cui vivono. É un servizio che si fa all’intera comunità; è importante infatti  ridurre la paura e il panico che serpeggia soprattutto nei quartieri popolari. Un’informazione corretta è il primo modo per prevenire il diffondesri della epidemia. I ragazzi diventano a loro modo ambasciatori di quella educazione sanitaria così necessaria in una crisi come quella che stiamo attraversando.

Durante l’estate ragazzi si provvede il pranzo per i partecipanti, e nei casi più bisognosi anche la cena. Abbiamo condiviso la gioia di amici che sono guariti dall’attacco dell’ebola. Per noi è fondamentale rendersi conto che non è un cammino a senso unico verso la morte. Alcuni che hanno ricevuto assistenza medica fin dai primi sintomi della malattia sono sopravvissuti.

I fratelli della congregazione di San Giovanni di Dio continuano la loro coraggiosa battaglia contro l’ebola nel loro ospedale in Sierra Leone – Lunsar. Le suore del santo rosario hanno dato prova di vero eroismo quando han deciso di fare ritorno a Kenema, città messa in quarantena dall’esercito, bloccandone l’accesso.

Condividiamo con altri religiosi impegnati nelle zone più affette dall’epidemia  il riso che la procura missionaria ha inviato alcuni mesi fa a Freetown.

All’interno della nostra comunità si sente forte la chiamata a intervenire a favore dei più colpiti: pregate per noi, perchè impariamo a riconoscere e compiere la volontà di Dio in questo tempo di prova.

Ringrazio il Signore  perchè vedo che in questi giorni  c’è un grande impegno in comunità per essere fedeli ai  momenti di preghiera. La cena adesso dura di più: è un momento per condividere gioie e dolori, paure e angosce in una atmsofera di sincera fraternità. 

Ringraziamo amici e benefattori che costantemente ci incoraggiano con la loro solidarietà e sono in questo modo vicini anche a tutti nostri collaboratori. In Sierra Leone ci sono attualmente 16  salesiani, in tre comunità (Salesiani di Stati Uniti, Bielorussia, India, Spagna, Ghana, Germania, Nigeria, Sierra Leone e Venezuela). Molti altri lavorano in Liberia e in Guinea. Contiamo sulla vostra preghiera, per noi e per tutti quelli che stan lottando contro questa terribile epidemia.

Siamo molto grati a Fr Mark Hyde, che con la sua equipe della procura missionaria di New Rochelle ci è sempre molto vicino; a Peli e la sua gente, meravigliosa, della fondazione Atabal (extremadura); il nostro amico Alvaro e la magnifica gente di Malaga in Spagna: è grazie al vostro generoso aiuto che riusciamo a continuare le nostre attività  nella parrocchia, centro giovanile e nelle prigioni, a servizio dei piccoli e dei poveri.

Mi spiace dirlo ma penso che la situazione in Sierra Leone possa ancora peggiorare. É per questo  che continuo ad appellarmi ad amici e benefattori per unire le forze e collaborare con i salesiani e le altre istituzioni che sono all’opera in queste difficili situazioni, impegnati a fare tutto il possibile in questa lotta contro l’ebola nell’Africa occidentale.

Saluti a tutti. Che il Signore vi benedica e Maria nostro aiuto continui a guidare il vostro cammino, perchè insieme possiamo essere testimoni dell’amore di Dio tra i più poveri.

Don Uba.

Pubblicato il 18/08/2014                                 

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